MONTEBELLUNA - Il prossimo 19 dicembre, Veneto Banca terrà un'assemblea in cui verranno posta all'approvazione dei soci la trasformazione in spa e le deleghe al cda per avvire il percorso per l'aumento di capitale da un miliardo di euro e la quotazione in Borsa. A marzo Banca Popolare di Vicenza farà sostanzialmente lo stesso. Tra molti soci, infuriati per il crollo del valore delle azioni e preoccupati che la svalutazione possa proseguire con lo sbarco a Piazza Affari, si va diffondendo l'idea di votare contro al passaggio a società per azioni.
Una premessa è d'obbligo: la legge di riforma della popolari impone alla banche di questo tipo con un attivo superiore agli 8 miliardi di euro, tre possibilità: ridurre l'attivo sotto la soglia, decretare la liquidazione coatta, oppure, appunto, trasformarsi in spa. La prima ipotesi, nel caso dei due istituti veneti, è tecnicamente possibile, ma molto complessa sul piano pratico. Sia Veneto Banca, sia BpV hanno un attivo molto al di sopra del minimo (rispettivamente di circa 36 e 45 miliardi). Dovrebbero dunque dismettere gran parte degli asset: immobili, partecipazioni, compresi, con ogni probabilità, i crediti alla clientela (posto di trovare venditori interessati). La liquidazione volontaria equivale all'autofallimento e alla fine delle secolari banche. La terza ipotesi duqnue è qualla proposta dai vertici stessi dei due gruppi.
Ma quali conseguenze avrebbe un voto contrario in assemblea? “Si possono aprire scenari potenzialmente traumatici - spiega Matteo De Poli, veneziano, avvocato, docente di diritto bancario e dei mercati finanziari alla facoltà di Giurisprudenza dell'università di Padova -. Banca d'Italia può intervenire e adottare un divieto di intraprendere nuove operazioni, può commissariare la banca, può proporre la liquidazione coatta amministrativa. Può perfino proporre alla Bce la revoca dell'autorizzazione all'attività bancaria”. Secondo il docente universitario, l'intervento di Banca d'Italia sarebbe molto probabile: “Banca d'Italia ha già avvisato fin d'ora che guarderà al rispetto non solo formale, ma anche sostanziale della legge. E lo spirito della legge, indipendentemente che la si ritenga giusta o sbagliata, è che banche medio grandi svolgano la loro attività in forme giuridiche idonee a consentire rapide ricapitalizzazioni. Queste possono essere ottenute molto più facilmente con il modello spa e quotazione. Se ciò non avviene, Bankitalia può ritenere che una banca non si sia messa in sicurezza. Posso ben capire i mal di pancia e la tentazione di pensare: 'tanto peggio, tanto meglio', ma di fronte ad una prova di forza, gli scenari sono abbastanza segnati”.