I 40 lavoratori in cig, i sindacati: "Sono stati ingannati"
PI.BI.EMME, I DIPENDENTI RISCHIANO DI NON RICEVERE PARTE DEL TFR
La ditta di Musano in concordato, ma la liquidazione non è tutta garantita
L’azienda nasce nel 1988, conoscendo già nei primi anni ’90 un rapido sviluppo che la porta ad avere un fatturato di circa 10 milioni di euro. Durante la crisi, iniziata nel 2008, anche la Pi.Bi. Emme affronta le difficoltà simili alle altre aziende del comparto, che porta alla messa in liquidazione e alla richiesta di concordato del marzo scorso.
"Quello che ci lascia basiti è che la famiglia Garbujo, in accordo con il suo amministratore Giovanni Basso, abbia chiesto ai lavoratori di rinunciare a parte del loro Tfr degradandolo da privilegiato a chirografaro. – dichiarano Roberto Pepati della Filca Cisl Belluno Treviso e Gabriele Serraglio della Fillea Cgil Treviso - Solo parte del Tfr, precisamente il 74,77%, sarà riconosciuto privilegiato, il restante verrà pagato solo se, in futuro, ci saranno dei ricavi dalle vendite delle risorse immobiliari. Così facendo – proseguono i sindacalisti - i lavoratori perderanno la facoltà di chiedere l’intervento al fondo di garanzia all’Inps della quota degradata. Siamo molto preoccupati per il futuro dei dipendenti, che oltre al danno e alla beffa, hanno subito l’inganno, ci viene da aggiungere".
Ad oggi i 40 addetti sono in cassa integrazione straordinaria a zero ore, per concordato, sino al 30 novembre 2016. "Questo, però, se a febbraio i creditori voteranno parere favorevole per l’omologazione, e considerando che il maggiore creditore è Veneto Banca, con un credito di oltre 5 milioni e 600 mila euro, la cosa ci lascia perplessi - affermano Pepati e Serraglio –. Così si rischia che a trarne vantaggio siano solo i professionisti con i loro crediti in pre-deduzione, con cifre a dir poco da capogiro".
"Siamo proprio caduti in basso – concludono i sindacalisti Pepati e Serraglio - i lavoratori sono disgustati ed amareggiati, soprattutto per la presunzione della famiglia Garbujo di presentare un concordato che pagherà i debiti dell’azienda con i soldi del TFR dei dipendenti, che sino a qualche mese fa hanno anche dato liquidità alla proprietà, tutto ciò permesso da una nuova legge fallimentare, che permette che si creino situazioni del genere. Come sindacati – concludono - faremo tutto quello che sarà possibile per modificare tale disposizione, perché siamo fermamente convinti che il TFR dei lavoratori sia un diritto sacrosanto, che non deve essere mai intaccato".