Interrogato, dopo il secondo arresto, il 28enne Mohamed Diallo
LO SCAFISTA MALIANO SI DIFENDE DAVANTI AL GIUDICE
E' accusato di aver traghettato 300 disperati a Lampedusa
TREVISO - Mohamed Diallo, il 28enne maliano accusato di essere uno degli scafisti che nel maggio scorso aveva guidato un barcone con cui aveva traghettato 300 migranti dalle coste libiche a Lampedusa, è comparso di fronte al gip Umberto Donà per l'interrogatorio di garanzia dopo essere stato nuovamente arrestato dalla squadra mobile di Treviso. L'uomo, al contrario di quanto suggerito dal suo legale d'ufficio, l'avvocato Loretta Liziero, ha scelto di non avvalersi della facoltà di non rispondere e di rendere al giudice la propria versione dei fatti. Cercando di discolparsi (anche se quanto ha riferito è coperto dal più stretto riserbo), non ha comunque ottenuto nessuna modifica della misura cautelare: il 28enne, per il momento, rimane infatti rinchiuso nel carcere di Santa Bona in attesa di sapere se dovrà essere trasferito o meno a Palermo, dove la Direzione Distrettuale Antimafia sta indagando su di lui, o se verrà direttamente espulso dall'Italia. Lo straniero, fermato alcuni giorni prima di Natale e liberato dal giudice del tribunale di Treviso il 26 dicembre per carenze nella documentazione, era ospite nell'abitazione di alcuni amici connazionali quando i poliziotti, ricevuto l'ordine di carcerazione dalla Sicilia, lo hanno ammanettato e portato dietro le sbarre. In base alle indagini dell'antimafia palermitana, Mohamed Diallo avrebbe guidato lo scorso 30 maggio un barcone con a bordo circa 300 stranieri che cercavano di raggiungere l'Italia. I suoi due complici, un cittadino del Gambia e uno della Guinea, erano stati nel frattempo già arrestati rispettivamente a Milano e a Terni. Il presunto terzo scafista aveva invece risalito lo stivale e aveva trovato alloggio alla Caritas trevigiana per una notte e poi nella casa di alcuni connazionali. Su di lui pende l'accusa di ingresso illegale nel territorio dello Stato. Ad inchiodarlo c'è il racconto di numerosi stranieri che si trovavano a bordo del natante: oltre alla traversata del Mediterraneo per cui è finito in cella, gli investigatori sostengono che il 28enne sarebbe stato ideatore di altri "viaggi della speranza".