Formalizzata la richiesta di rinvio a giudizio anche per l'amico
STUPRO ALLA BAITA AL LAGO: PR SPEDITO A PROCESSO
Vittima una ragazza di 15 anni: il suo racconto è credibile
CASTELFRANCO VENETO - “Posso giurarlo, non c'è stata alcuna violenza”. Lo aveva sostenuto con forza Filippo Roncato, il pr di 20 anni di Loreggia raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari perché accusato di aver stuprato una ragazzina padovana di 15 anni all'interno della discoteca Eurobaita al lago di Castelfranco Veneto.
La Procura di Treviso, anche a fronte dell'esito dell'incidente probatorio in cui la presunta vittima aveva riferito di aver detto di no e di aver rifiutato quel rapporto sessuale, crede invece che il giovane sia responsabile delle ipotesi accusatorie: il pm Iuri De Biasi, titolare del fascicolo a carico del 20enne, ha infatti formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio. Stesso trattamento riservato all'amico dell'indagato, accusato di violenza privata per aver “intrattenuto” l'amica della presunta vittima evitando così che potesse correre in suo aiuto.
Entrambi si dicono del tutto estranei ai fatti contestati ed è probabile che non ricorrano ad alcun rito alternativo per affrontare un eventuale processo e dimostrare la propria innocenza di fronte ai giudici. Di fronte al gip Umberto Donà, la presunta vittima si era ritrovata nella stessa stanza con il 20enne per la prima volta dopo quella sera di agosto, che di fatto ha stravolto la vita a entrambi. Protetta da un paravento, la 15enne aveva parlato a lungo, ripercorrendo la vicenda nei minimi particolari. Un racconto che la Procura ha ritenuto credibile, considerando lo stato d'animo con cui la giovane, in lacrime, aveva rivissuto quei momenti.
La 15enne, che conosce soltanto di vista il pr, sarebbe stata portata all'esterno della discoteca e, in un posto isolato lontano da occhi indiscreti, avrebbe subito la violenza. L'indagato però respinge ogni accusa, sostenendo che quella sera non c'è stata alcuna violenza. Lo aveva sottolineato nel corso dell'interrogatorio di garanzia, giurando di non aver fatto nulla di male. Parole che non erano state sufficienti per spingere il giudice a modificare la misura di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Misura che è stata poi confermata anche dal tribunale del riesame il quale, ritenendo fondato il pericolo di reiterazione del reato, aveva rigettato l'istanza della difesa del 20enne.
Quando la vicenda divenne di dominio pubblico, sul profilo Facebook dell'indagato erano apparsi decine e decine di post di solidarietà di amici e conoscenti, anche loro convinti che non possa aver commesso quello di cui è accusato. Non erano mancati anche dei veri e propri insulti nei confronti della presunta vittima, alcuni anche con l'augurio che la giovane venisse stuprata davvero. Post che sono stati portati all'attenzione della magistratura che non ha rilevato profili penalmente rilevanti.