Il consulente del lavoro: "Almeno una decina di casi simili"
ERRORE NELL'INVIO, PER L'INPS E' EVASIONE
Impresa trevigiana multata dall'ente vince la causa
I fatti riguardano i contributi previdenziali relativi al marzo del 2013. Il consulente del lavoro dell'impresa, situata nella Pedemontana e attiva nel settore del vetro, è alle prese con un problema di salute e affida le pratiche ad una collaboratrice del suo studio. In quel periodo l'Inps modifica la procedura per la periodica trasmissione dei dati relativi ai vari dipendenti delle imprese. L'impiegata, non consapevole del cambiamento, è convinta di aver eseguito correttamente l'invio del modello. Solo una quindicina di giorni dopo la scadenza si accorge della mancata ricezione e regolarizza la posizione. L'ente, però, addebita una sanzione ritenendo che la mancata trasmissione sia stata effettuata apposta per evandere la relativa contribuzione. A questo punto, l'impresa fa ricorso. Il giudice del Lavoro del Tribunale di Treviso, Roberta Poirè, le dà ragione, sentenziando che non può individuarsi "una intenzione fraudolenta", “non solo perchè è incontestato che il ritardo sia dipeso da un errore di trasmissione” e dunque, al massimo, si configuri una situazione meramente colposa. Ma anche perchè i dati delle altre mensilità sono sempre stati inviati con regolarità, dimostrando che non vi era la volontà di occultare i rapporti di lavoro in essere o le retribuzioni erogate.
Il magistrato dunque ha dichiarato illegittima la sanzione di 2.327 euro addebitata dall'Inps, tramite Equitalia. L'Istituto previdenziale dovrà ora ricalcolare l'importo solo per l'omissione, ovvero il ritardo nella comunicazione, con un'aliquota ben inferiore: il 5,5%, contro il 30% applicato in precedenza. E in più dovrà farsi carico di 810 euro di spese processuali.
Cesare Artico, il consulente del lavoro interessato, nonchè presidente provinciale della categoria, al di là degli importi tutto sommato contenuti, sottolinea come l'Inps abbia immediatamente avviato le procedure. Con la difficoltà per le piccole imprese "di dover ricorrere al giudice per veder riconosciuto un proprio diritto". Le stesse problematiche hanno riguardato, peraltro, anche altre ditte che si appoggiano allo studio Artico: considerando pure quanto avvenuto ad altri colleghi, secondo il professionista, sono almeno dieci le cause legali di questo tipo attualmente in corso.
Galleria fotografica