Il sindacato: "Nessuna situazione di nero diffuso o di sfruttamento"
NELL'AGRICOLTURA DI MARCA IMMIGRATI, MA REGOLARI
L'80% dei lavoratori agricoli è di origine straniera
A contribuire alla sostanziale regolarità dell'occupazione nel settore, secondo il sindacalista, sono le ampie possibilità di flessibilità fornite alle aziende da strumenti normativi come i contratti stagionali e i voucher (questi ultimi pure non esenti da critiche secondo la Fai). Per le imprese, dunque, risulta poco conveniente rischiare le pesanti sanzioni conseguenti ai controlli.
I lavoratori immigrati vengono soprattutto dall'Europa Orientale o dall'Africa sub sahariana, in misura decisamente minore dai paesi dell'Nord Africa. Con, in più, alcune specializzazioni etniche: ad esempio, nelle fungaie - segmento significativo nel primario trevigiano - sono occupati moltissimi cinesi, apprezzati per l'abilità manuale richiesta per questa mansione.
“Lo sfruttamento degli irregolari, le forme di caporalato in agricoltura e l’illegalità non sono fenomeni relegati alle coltivazioni di pomodori della Puglia e della Campania, avvengono nel campo vicino a casa. La situazione che da tempo come parti sindacali denunciamo è drammatica e oggi emerge dai fatti di cronaca con tutta la sua violenza e la sua disperazione”. Così Giacomo Vendrame, segretario generale CGIL di Treviso, esprime indignazione e preoccupazione.
“Non possiamo far finta di nulla e non possiamo chiudere le porte dei nostri Municipi ai richiedenti asilo per poi sfruttarli nella clandestinità e nel lavoro irregolare in aziende, laboratori e campi del nostro territorio - dice Giacomo Vendrame -. Ci vuole coerenza, ci vogliono rispetto delle regole e cultura della solidarietà e della legalità. Dove sono quei Sindaci che non accolgono quando avvengono questi gravi fatti sotto le loro finestre - si domanda Vendrame - non servono la politica della pancia, ma l’etica pubblica e l’umanità”.
“Principi fondamentali che dovrebbero essere applicati anche dalle nostre aziende - aggiunge Vendrame - che continuano a chiedere la compressione del costo del lavoro e ulteriori strumenti di flessibilità, che comunque oggi non mancano, per poi cadere nelle logiche dello sfruttamento del lavoro irregolare. Non tutte sono così - sottolinea Vendrame - ma proprio per tutelare chi lavora e produce nella legalità è necessario intensificare i controlli, scovare e severamente condannare gli sfruttatori”.
“Per vincere tutte le sfide di oggi, da qui deve ripartire il nostro territorio - conclude Vendrame - dalla cultura della legalità, dell’accoglienza e del lavoro regolare, di qualità, tutelato e giustamente retribuito”.