VICENZA - Stop alla quotazione di Banca Popolare di Vicenza. Borsa italiana, infatti, non ha approvato la quotazione dell'istituto berico. Una nota de dello stesso istituto comunica che "Borsa Italiana non dispone l'inizio delle negoziazioni e pertanto il provvedimento di ammissione delle azioni della Banca Popolare di Vicenza è da considerarsi decaduto". L'organismo che gestisce Piazza Affari precisa che "non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato". Il particolare, a determinare la decisione è il flottante troppo scarso creatosi sul titolo a conclusione dell'offerta pubblica, ovvero la quantità di azioni "libere" a disposizione degli scambi di mercato: il collocamento, legato all'aumento di capitale e terminato lo scorso 29 aprile, infatti, si era concluso con la sottoscrizione di solo il 7,66% del capitale post ricapitalizzazione. Il 4,97% sarebbe stato detenuto da Mediobanca, lo 0,1% da altri nove investitori istituzionali, gli azionisti preesistenti il 2,86 e il pubblico indistitinto (nuovi piccoli azionisti) lo 0,36. Il 91,27% sarebbe stato in mano ad un unico socio, il Fondo Atlante. Una situazione troppo sbilanciata secondo Borsa Italiana per consentire lo sbarco sul listino: il flottante, in genere, deve essere intorno al 25% del totale.
Per effetto del 'no' di Borsa Italiana, l'offerta decade. Atlante, come ha confermato la società di gestione Quaestio sgr, si accollerà l'intero importo della ricapitalizzazione, ovvero 1,5 miliardi di euro, rilevando le 15 miliardi di azioni al prezzo di 10 centesimi ciascuna: il fondo deterrà il 99.33% di Bpv, il restante 0,67% corrisponde alla quota dei vecchi soci. Dopo la notizia, i titoli bancari in Borsa hanno subito un ulteriore ribasso.