MONTEBELLUNA - Un duplice siluro sotto forma di lettera. La prima proveninte da Francoforte, la seconda dalla banca stessa. Alla vigilia dell'assemblea per il rinnovo del cda di Veneto Banca, la Bce lancia un monito sulla "necessità di un assetto di governance adeguato". Leggi senza legami con la precedente gestione. La Banca centrale ha inviato una comunicazione all'attuale consiglio, affichè venga letta durante l'assise di giovedì a Marghera. Dall'Eurotower spiegano come tutti gli "elementi di problematicità" di Veneto Banca siano "ascrivibili in larga misura alle carenze che hanno interessato l'assetto di governance della banca in passato". E la Bce avverte che valuterà attentamente la professionalità e l'onorabilità dei nuovi eletti. In particolare ne verificherà "l'indipendenza, inclusa la presenza di eventuali conflitti di interesse, come previsto dalla regolamentazione vigente. A tale riguardo - conclude la Vigilanza - in sede di valutazione dei requisiti di professionalità e onorabilità, si esamineranno con accuratezza, compatibilmente con l'attuale quadro normativo, l'indipendenza di giudizio dei nuovi consiglieri e la completa assenza di legami con le passate carenze gestionali. Tali aspetti verranno poi tenuti sotto attenta osservazione nel continuo".
Ma proprio i possibili conflitti di interesse, secondo l'attuale presidente Pierluigi Bolla, sarebbero uno degli elementi di censura per gli esponenti della lista presentata dalle associazioni di soci. In base ai dati diffusi dallo stesso istituto montebellunese in una seconda lettera aperta pubblicata sul proprio sito, infatti, dei 91 soci che hanno sottoscrito le candidure 52 hanno ricevuto, in prima persona o ad imprese a loro riconducibili, prestiti per oltre 520 milioni di euro, di cui 262 milioni costituirebbero crediti a rischio rientro. Più in generale, gli iscritti all'associazione Per Veneto Banca sarebbero esposti verso il gruppo bancario trevigiano per 958 milioni, di cui 730 milioni considerati problematici, inclusi crediti detiriorati pari a 382 milioni. Non solo tredici soci presentatori delle lista avrebbero ottenuto finanziamenti per acquistare 460mila azioni: il relativo importo è ora stato scomputato dal patrimonio di vigilanza.
Parlando con i giornalisti, Bolla poi ha spiegato che di non avere evidenze "della necessità , ad oggi di un intervento del Fondo Atlante". "Non abbiamo mai avuto contatti e noi rimaniamo fiduciosi", ha aggiunto, sottolineando che Veneto Banca "non è nelle condizioni della Banca Popolare di Vicenza". All'aumento di capitale da un miliardo messo in cantiere Veneto Banca, del resto, ha ribadito il presidente, sta lavorando un consorzio di garanzia di cui non fa parte solo Banca Imi, ma anche altri soggetti di primaria rilevanza. "Il nostro è un cauto ottimismo - ha concluso Bolla - il 12-14 maggio maggio inizierà il pre marketing per l'aumento di capitale e la quotazione, ci penseremo dopo l'assemblea".
LA REPLICA
Non si è fatta attendere la replica di Stefano Ambrosini, capolista della compagine alternativa a quella proposta dal consiglio uscente: ""Mi sorprende davvero molto che a 48 ore dall'assemblea - rimarca il giorista torinese - si cerchi di screditare la lista avversaria che è forte proprio perché non ha padroni e forse per questo impensierisce il presidente Bolla". "Ci vorrebbe più rispetto sia per gli avversari - continua Ambrosini -, sia per i soci della banca considerando che questi ultimi hanno già perso molti soldi, e certo non per colpa di chi si candida oggi, senza alcun tipo di precedente coinvolgimento, ad assumersi questa responsabilità". Quanto alla comunicazione della Bce, Ambrosini assicura di ritenere le verifiche annunciate "certamente doverose" e di attenderle "con la massima serenità".