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Reportage
LE INTERVISTE DI RADIO VENETO UNO

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PILLOLE DI GOLF/353: UOMINI & DONNE, SETTIMANA DI GRANDI TORNEI

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Golf
PILLOLE DI GOLF/352: FINALE A SORPRESA AL GENESIS, HOMA VINCE AL SUPPLEMENTARE

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Nelle civiche raccolte anche un prezioso olio di Giovanni Barbisan

LE COLLEZIONI PIN MONTI E CECCARELLI ARRICCHISCONO IL BAILO

L'esponente della dinastia del tessile dona al museo 56 opere


TREVISO - A chi si soffermi sulle didascalie che illustrano le oltre trecento opere del rinnovato Museo Luigi Bailo, appare subito evidente che molte rinviano a una donazione o a un lascito piuttosto che a un acquisto effettuato dal Comune. Non poche, tra queste opere, sono di alto valore, in qualche caso si è in presenza di capolavori assoluti, come Pisana di Arturo Martini, donata da Maria Calzavara e Natale Mazzolà.
Tutta la storia delle collezioni civiche trevigiane è del resto segnata da episodi di munificenza. La genesi stessa della Pinacoteca a metà Ottocento è legata al lascito di Margherita Prati Grimaldi; furono poi le collezioni di Sante Giacomelli (1874) e di Emilio Sernagiotto (1891) a determinare un decisivo salto di qualità nelle dotazioni del giovane istituto. Pure il Novecento è contrassegnato da molteplici doni, frutto della volontà di collezionisti e di mecenati, ma anche di artisti. Rilevante, in questi ultimi anni, l’acquisizione della raccolta di Teresita Lorenzon Gaetani (2002), che innerva proprio il percorso del Museo Bailo, in particolare grazie ai dipinti di Luigi Serena; come pure il flusso ormai trentennale di opere offerte dall’Associazione degli Amici dei Musei e dei Monumenti di Treviso.
Emblema della generosità dei concittadini resta sempre l’Adamo ed Eva di Arturo Martini, esito di una pubblica sottoscrizione che ha permesso nel 1993 di collocare nel chiostro una delle sculture più rappresentative della matu-rità dell’artista: i nome degli aderenti figurano in una lista collocata all’ingresso del Museo.
La tradizione si rinnova ora con il considerevole lascito di Giuseppina (Pin) Monti, disposto in memoria del figlio Guy Stevenson, ricco di 56 dipinti di artisti italiani del Novecento, e con un prezioso olio di Giovanni Barbisan, dono di Anna Migotto Ceccarelli.

“L’Amministrazione Comunale riconosce lo straordinario valore culturale e civile delle donazioni che non solo arricchiscono il patrimonio dei Musei ma segnalano la forte partecipazione dei Trevigiani agli aspetti più alti della vita cittadina – dichiara l’assessore ai beni culturali del Comune di Treviso Luciano Franchin - E’ in questa prospettiva che, nel ringraziare i donatori, intendiamo sottolineare il carattere esemplare del loro gesto nella speranza che venga emulato. Si tratta inoltre di una grande occasione per richiamare l’attenzione di tutti sulle possibilità che vengono offerte alla Città dal restauro della seconda parte del Bailo. E’ un invito a tutti ad aderire al progetto di questa nuova realtà culturale che si potrà aprire con un impegno da parte di tutti”.

Giuseppina Monti Stevenson detta Pin (21 novembre 1924 - 18 novembre 2015), era figlia di Bruno Monti, fondatore della nota impresa tessile omonima di Maserada e madre di (Bruno) Guy Stevenson (1951 - 2014) che ne fu a sua volta amministratore delegato. Pittrice per diletto fra i molteplici impegni familiari e sociali, nella sua casa di "Città Giardino" aveva raccolto una cospicua collezione di quadri, seguendo la propria sensibilità artistica più che l'importanza di mercato di alcuni degli autori presenti, seppure alcuni di inconfutabile valenza nazionale e internazionale, oltre a un gruppo di figure importanti per origini o attività a Treviso nel '900.
Solo osservando con sguardo alternativo rispetto ai più scontati percorsi di storia dell'arte e d'investimento, quindi, può essere meglio decodificato il senso della formazione di questa collezione di dipinti. Lontanissimi dall’ostentazione, i fili che tessono questa storia fra una donna e le opere raccolte nella propria casa sono il coinvolgimento emotivo in occasione di una mostra, l'intuizione di trovarsi di fronte a una vera ricerca, la frequentazione diretta di un artista (molte non a caso le opere che presentano una dedica personale a Pin), la fiducia nelle proposte di alcuni galleristi di alta professionalità.
Il piccolo olio su tela Dalla finestra, di mano di Pin, rende trasparente la sua naturalezza e levità - da non fraintendere con superficialità - nell'aprire, attraverso l'arte, tante possibili finestre a una visione intima e gentile sul reale, in cui trovare pausa alla brutalità e forse anche chiave al senso più profondo dell'esperienza umana, nella pacata malinconia della memoria di un luogo, di un oggetto, di un volto, nella sottigliezza di dettagli formali e di materiali e tecniche che solo l'occhio dell'artista sa veramente vedere e fissare.
La collezione donata ai Musei civici di Treviso comprende nel suo insieme 56 opere - di figura, nature morte, composizioni astratte e vedute urbane e paesaggi, con una predilezione per questi ultimi - comprese quasi tutte fra la metà degli anni '50 e la fine degli anni '60/inizio '70 del '900.

Il "vaso di fiori" trasfigurato dalle pennellate a filamenti di luce di Bat della collezione Pin Monti trova il perfetto controcanto nelle pulite campiture cromatiche del concreto "vaso di fiori", ascrivibile alla produzione di metà anni '60 - metà anni '70, di Giovanni Barbisan. Per l'artista si tratta di vere e proprie variazioni sul tema (in senso musicale): su una striscia di piano il manufatto geometrico pieno, curvilineo, scolpito nel colore, di un vaso, che sostiene i volumi leggeri e frastagliati di fiori secchi o freschi, è ripreso in prospettiva frontale, su un fondo neutro. Iterando la ricerca su questo soggetto con alta aderenza realistica, Barbisan riporta il genere della natura morta alla originaria funzione allegorica e meditativa che ne caratterizzò sviluppo e fortuna nel XVII secolo, in Italia e nei Paesi Bassi. L'opera è significativo e sensibile dono ai Musei civici di Treviso nel 2016, di Anna Migotto Ceccarelli, della cui collezione domestica faceva parte. Affiancherà in museo, a meglio documentare questo genere così amato dal pittore, l'olio su compensato del 1964 Fiori (vaso con fiori di cardo)