Curto (Confagricoltura): "Qualche spiraglio, ma non basta"
ANCHE NEL 2016 NON SI PLACA LA CRISI DEL LATTE VENETO
Stalle sotto quota 3mila, ma Treviso in controtendenza
La situazione resta all’insegna dell’emergenza: “Siamo ancora lontani da un trend di remunerazione che consenta ai nostri allevatori di raggiungere la soglia della sopravvivenza – spiega Fabio Curto, presidente del settore lattiero caseario di Confagricoltura Treviso e Veneto -. La multinazionale Lactalis paga 30 centesimi al litro, molto lontani dai costi di produzione che vanno dai 40 ai 44 centesimi, mentre il prezzo del latte spot, venduto sfuso sul mercato libero, è di 37 centesimi. Ad aggravare il quadro è il focolaio appena esploso di Blue Tongue, la febbre catarrale che colpisce ovini e bovini, con alcuni casi di malattia che hanno interessato le province di Belluno e Treviso e che ora si è allargato al Vicentino, causando restrizioni per quanto riguarda circolazione degli animali e vendite. Non gioca a favore del settore, infine, lo stallo dei consumi dei prodotti lattiero caseari, che comporta l’accumulo di grandi quantità di formaggi invenduti nei magazzini dei caseifici”.
Qualche spiraglio di luce nel buio si comincia a intravvedere, ma è ancora troppo poco: “Il prezzo del latte spot, latte sfuso venduto sul mercato libero, ha fermato la sua discesa – riferisce Curto – e ha iniziato la risalita verso quota 40. Sta cominciando a dare frutti anche la politica di contributi della Ue mirati a contenere la produzione di latte, che sta facendo segnare un calo in alcuni Paesi grazie ai 14 centesimi pagati al litro sulla quantità ridotta. Constatiamo, però, che a distanza di un anno e mezzo dalla fine delle quote latte l’Unione europea ha aperto già due volte il portafoglio, stanziando un miliardo di euro che non è riuscito a risollevare le aziende dalla gravissima crisi che le ha colpite. Siamo passati, in definitiva, da un regime controllato e senza costi ad uno che ha fatto affondare il settore, lasciando il mercato in balia di se stesso con crollo dei prezzi e aumento dei costi di produzione. In Italia la filiera non è ancora riuscita a trovare un equilibrio, tanto che i contratti non stanno percependo il lieve aumento del latte spot"