TREVISO - Il Prato della Valle a Padova o il Prato della Fiera a Treviso ne sono esempi tuttora esistenti, ma tracce ne rimangono nei toponomi in moltissime città: dal Prater di Vienna al Prado di Madrid, dai "pré" parigini alle "Porte al prato" presenti molte cittadine della Toscana. Segno che nei secoli passati i prati urbani erano diffusi e frequentati, luoghi di mercato, tornei cavallereschi, vita pubblica. Poi l'espansione abitativa e produttiva li ha progressivamente inglobati e cancellati. Oggi permangono o ricompaiono ai margini delle città, negli insediamenti industriali abbandonati per la crisi o nelle infrastrutture di trasporto (si pensi a certi scali ferroviari) non più funzionanti. Al tempo stesso vivono una possibile rinascita, in linea con nuove esigenze del vivere urbano: prati - si badi bene - non parchi e giardini pubblici o privati. Spazi vuoti, alle volte - perchè no - lasciati con un manto erboso spontaneo, bonariamente incolto, che però rappresentano cruciali elementi connettivi del tessuto urbano e punti di aggregazione e di socialità, dove i cittadini possono ritrovarsi. Proprio al tema del "prato" sarà dedicata la 13esima edizione delle Giornate internazionali di studio sul paesaggio, promosse da Fondazione Benetton Studi Riceche, nella sua sede degli Spazi Bomben, a Treviso, il 16 e 17 febbraio prossimi.
"Prato è parola apparentemente banale - sottoliena il professor Luigi Latini, presidente del comitato scientifico della Fondazione e coordinatore delle Giornate - ma, oltre al riferimento alla storia delle città, rappresenta un modo di vivere insieme non supportato da un disegno vero e proprio, ma dal significato che la collettività attribuisce al luogo pubblico". E allora diventa ancor più significativa l'accezione inglese del termine, non a caso richiamata nel titolo della due giorni: "commons", in riferimento alla funzione di "bene comune" di questi spazi.
Il programma delle giornate, spiega l'altra curatrice Simonetta Zanon, prevede una successione di quattro sessioni che partono dai prati nella storia e nella cultura del paesaggio, per passare ai modi in cui la cultura urbanistica e architettonica ne sta ripensando ruolo e immagine e l'interazione con gli abitanti. Ne discuterranno docenti ed esperti di varie discipline e di provenienza internazionale, mentre si sono già preiscritte circa 300 persone (la partecipazione è libera e aperta a tutti, fino ad esaurimento posti). Verranno portati esempi di "nuovi prati": il Museumplein, la grande spianata dei musei di Amsterdam, l'ex aeroporto di Tempelhof a Berlino, o ancora - più vicini a noi - il Parco Nord o il Bosco in città a Milano, che ha collegato varie "radure" urbane o il Parco della Pace a Vicenza. E anche un "caso" trevigiano: quel Prato della Fiera, su cui proprio la Fondazione Benetton ha avviato l'anno scorso un laboratorio progettuale, in collaborazione con il Comune. "Treviso come tante città si interroga sullo svuotamento del centro e sull'utilizzo di certi spazi ' non definiti' come Prato della Fiera - ribadisce Marco Tamaro, direttore di Fondazione Benetton -. Questi spazi vanno riempiti di contenuti e funzioni, non di arredi o strutture, che anzi andrebbero tolte: non dobbiamo aver paura di spazi vuoti".