Allo studio, pubblicato da Narture, ha partecipato il primato Dei Tos
DECRIPTATO IL GENOMA DEI TUMORI DEL PANCREAS
Contributo trevigiano alla ricerca internazionale coordinata da Verona
Lo studio è stato realizzato grazie alla collaborazione con la biobanca di Arc-Net diretta dalla ricercatrice Rita Lawlor, con i clinici dell’Istituto del pancreas dell’Aoui diretto da Claudio Bassi e dell’Oncologia universitaria veronese diretta da Giampaolo Tortora, il gruppo di Andrew Biankin, quello australiano coordinato da Sean Grimmond e il contributo dell’anatomopatologo trevigiano.
Gli scienziati hanno lavorato su 160 tumori neuroendocrini del pancreas, chiamati Net (dall'inglese Neuro endocrine tumor) del pancreas, del tipo “ben differenziato”, ovvero i più frequenti ma curabili data la lentezza del loro sviluppo. Si tratta di neoplasie che hanno un comportamento clinico imprevedibile per gli oncologi poiché variano dal benigno all’altamente maligno. “Il lavoro – spiega Scarpa - risponde alla necessità di comprendere l’aggressività dei singoli Net del pancreas. Questo per orientare il chirurgo e l’oncologo nella scelta del più corretto intervento clinico da cui dipendono la sopravvivenza a lungo termine e la qualità di vita dei pazienti. Grazie ai risultati del nuovo studio saremo in grado di suddividere i pazienti che possano trarre beneficio da una terapia aggressiva come chemioterapie, chirurgia e radioterapie, da quelli che, invece, non ne hanno bisogno limitando, così, il danno che deriverebbe da una terapia troppo aggressiva”.
“Mi congratulo vivissimamente con il professor Dei Tos e la dottoressa Cataldo – sottolinea Francesco Benazzi, Direttore generale – perché collaborando a questo studio, insieme a professionisti e ricercatori di livello eccezionale sono tra i protagonisti di un importante traguardo scientifico, facendo onore a tutta la sanità trevigiana. Mi piace sottolineare come il loro impegno non si sia dipanato in un ambiente votato solo alla ricerca ma in una struttura sanitaria dove l’impegno clinico è prima di tutto indirizzato al servizio dei pazienti. Questo è un ulteriore segno del livello qualitativo del nostro sistema sanitario. La pubblicazione sulla prestigiosissima rivista Nature conferma la rilevanza del risultato del progetto, che apre nuove prospettive cliniche, e mi compiaccio con il professor Scarpa e tutti coloro che vi hanno lavorato”.