Per 30 anni in galera, mai violento, una volta ha lasciato andare due donne incinte
RAPINATORE E SENZA TETTO, MA PUR SEMPRE GENTILUOMO
Arrestato l'autore del colpo alla Carige di Treviso dello scorso giugno
I poliziotti della Squadra Mobile di Treviso hanno arrestato Salvatore Mercaldi, 52 anni, originario di Foggia, mentre si accingeva a mettere a segno un nuovo colpo: era ricercato da tempo per la rapina alla filiale Carige di via Martiri della Libertà a Treviso, del 30 giugno scorso.
Benchè fosse assai male in arnese, agli investigatori più esperti non era sfuggita la somiglianza dell'individuo ritratto a volto scoperto proprio dalle telecamere di quell'agenzia bancaria con una loro vecchia conoscenza. Mercaldi, infatti, ha un ampio curriculum ed è stato ospite delle patrie galere per oltre trent'anni complessivi, più di metà della sua vita, sempre per reati simili. Ma senza mai macchiarsi di violenze. In particolare, nel 2006, durante la rapina ad un altro istituto credito trevigiano, aveva lasciato andare gli ostaggi, dopo essersi accorto che tra questi vi erano due donne incinte. Un riguardo che gli era valso il soprannome di rapinatore gentiluomo.
Arrivare a lui, peraltro, non è stato facile: è uno della "vecchia scuola”, come spiega il dirigente della Mobile trevigiana, Claudio Di Paola: agiva sempre da solo, niente telefonini, si spostava di frequente tra Veneto, Friuli e Trentino, usando la bicicletta o il treno.
Con i proventi dell'irruzione alla Carige – 3.545 euro – aveva vissuto alcuni mesi e, come da lui dichiarato, aveva cercato di aiutare anche alcuni amici clochard. Ora era pronto a rientrare in azione: quando è stato fermato, aveva con sé una pistola finta, ma molto verisimile.
Oltre che di quella di Treviso, gli inquirenti lo sospettano di un'altra rapina compiuta nei mesi scorsi nel padovano. Dopo aver cercato, in un primo momento, di svicolare, vistosi bloccato si è consegnato senza opporre alcuna resistenza, tenendo fede alla sua fama. Agli agenti ha confessato di essere più preoccupato di dover dormire di nuovo in strada, che di tornare dietro le sbarre.