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LE INTERVISTE DI RADIO VENETO UNO

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L’Euroedile di Paese sta lavorando al ponte “Morandi” di Catanzaro

I TECNICI TREVIGIANI SALVANO L’ALTRO PONTE MORANDI

Il titolare Nereo Parissotto: “ Il crollo di Genova non è una fatalità, ma servirà del tempo per accertare le cause”


Il cantiere dell'Euroedile sul ponte di CatanzaroPAESE. La sua azienda sta lavorando all’altro ponte Morandi. Una struttura ad arco lunga 468 metri ed alta 66 che quando fu costruita nel 1962 era la seconda in Europa e che collega il centro di Catanzaro con la Strada dei Due mari. L’ingegnere è lo stesso Riccardo Morandi del ponte crollato a Genova.

Nereo Parissotto è il titolare della Euroedile di Paese. Ottantacinque dipendenti, un fatturato in crescita di 8 milioni di euro che l’ha proiettata ad essere azienda leader in Italia e Europa nella progettazione e installazione di ponteggi sulle grandi opere. Strutture essenziali per chi dovrà poi procedere al restauro. Quando ha appreso la notizia della tragedia di Genova il suo primo pensiero è andato alle vittime e ai familiari, poi a lungo ha riflettuto su quel cedimento. Lui che da decenni è alle prese con ponti e viadotti da sistemare in tutta Italia una spiegazione fatica a darsela.

 

Il crollo del ponte di Genova è una tragica fatalità?

 

Assolutamente no. Lasciamo stare la pioggia, il vento e i fulmini, un ponte del genere non crolla a causa di un temporale o dopo un acquazzone. E’ una struttura calcolata per resistere. E’ il tragico epilogo causato con ogni probabilità dal degrado, da una manutenzione non adeguata. Ma per accertare le cause dobbiamo lasciare spazio al lavoro dei tecnici e degli ingegneri”.

 

Ma c’è una spiegazione tecnica di quello che è accaduto?

 

Da un punto di vista tecnico potrebbe esseri stato un cedimento strutturale o uno smottamento del terreno anche se mi sembra un’ipotesi improbabile. L’ipotesi più accreditata è quella del cedimento di uno strallo, ovvero di uno di quei “tiranti” diagonali che partono dalle punte delle colonne dei pilastri e arrivano in basso sulla carreggiata dell’autostrada. Ma ripeto: dovranno essere i tecnici a stabilirlo e a loro auguro un buon lavoro perché un’impresa ardua e lunga e tutta l’Italia di aspetta delle risposte. Ma non sarà facile”.

 

Aveva avuto dei contatti con Società Autostrada per sistemare il ponte crollato?

 

Con Autostrade abbiamo un buonissimo rapporto, nel senso che spesso ci chiamano per sopralluoghi, verifiche e pareri. Avevamo in passato lavorato su alcuni viadotti presente prima e dopo quel tratto di autostrada e stavamo aspettando l’esito della gara d’appalto. Di solito funzione che una ditta si aggiudica l’appalto e poi la stessa ditta ci chiama per i ponteggi sull’opera. Una volta partito l’appalto sul ponte Morandi saremmo stati certamente chiamati ad intervenire con i nostri uomini e mezzi anche perché in Italia siamo leader nei ponteggi su grandi infrastrutture”.

 

A proposito di grandi infrastrutture state lavorando sull’altro ponte Morandi, quello di Catanzaro che in passato è stato al centro delle cronaca a causa delle condizioni di degrado e che nonostante i quasi sessant’anni di storia resta una pietra miliare dell’ingegneria nazionale e mondiale

 

Il primo intervento è già stato eseguito e a settembre partiranno i nuovi lavori. Si chiama ponte “Bisantis” ma è stato progettato dall’ingegner Morandi lo stesso del ponte crollato a Genova. Le due strutture sono completamente differenti. Quello ligure è un ponte “strallato”, che prevede la presenza dei “tiranti” diagonali mentre quello di Catanzaro è un ponte ad arco, una struttura un po' più esile. Ci lavorano circa dieci persone, sono tecnici altamente specializzati che lavorano anche a 80 metri d’altezza in condizioni in cui la sicurezza deve essere massima”.

 

Dopo il crollo di Genova si è scatenato il dibattito sullo stato di salute di ponti e viadotti. Sul web impazzano foto e video di strutture fatiscenti e lasciate nel degrado più assoluto. Ma quel’è la situazione reale?

 

Devo dire che la manutenzione si sta facendo e ci sono anche importanti investimenti. Il problema è che le strutture in Italia sono tantissime, soprattutto sulla rete autostradale ed è difficile intervenire dappertutto. Le manutenzioni forse sono partite un po' in ritardo, bisognava partire prima. La “buccia esterna” , ovvero l’intonaco di un pilastro o di un ponte è la prima che salta, poi si vedono i ferri ed è in questo momento che gli agenti atmosferici posso intaccare la struttura e renderla pericolosa in poco tempo. In questo caso bisogna intervenire subito”.

 

Il ministro Danilo Toninelli ha parlato di una sorta di “microchip” da installare sulle strutture. Un congegno elettronico in grado di monitorare lo stato di salute di un ponte e avvisare quando bisogna intervenire. Che ne pensa?

 

E’ sicuramente una grande idea ma ci vorrà poi una struttura con mezzi e persone che siano in grado di controllare, un grande lavoro da parte dei tecnici insomma. Quando scatta l’allarme bisogna intervenire subito, senza aspettare. E’ come la spia del carburante di un’auto: quando diventa rossa bisogna fare rifornimento, ma l’ideale sarebbe fare benzina senza aspettare che si accenda”.