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La nostra rubrica a cura di Paolo Pilla
PILLOLE DI GOLF/240: A DONNAFUGATA IL CAMPIONATO INDIVIDUALE AIGG 2018
I giornalisti golfisti si sfidano in Sicilia
Donnafugata, il nostro ritiro, immerso nella macchia mediterranea. È nel ragusano, in contrada Piombo, non c’è numero civico nel navigatore. Un angolo di Sicilia affascinante, le terre di Tomasi di Lampedusa. Il Gattopardo! È lontano il posto, ma vale la pena andarci. Intriso di colori unici, di aromi inebrianti, silenzi, un cielo stellato che da tempo non vedevo.
Il nome Donnafugata deriva dall'arabo "Ain-jafat", significa "Fonte di salute". Una leggenda però narra di una donna rinchiusa nel Castello, riuscita a scappare. Sarebbe stata la bella regina Bianca di Navarra tenuta prigioniera in una stanza dal perfido conte Bernardo Cabrera. Attraverso le gallerie Bianca riuscì a fuggire, da qui il nome dialettale "Ronnafugata", cioè "donna fuggita". I pregevoli saloni, la facciata gotica orlata di merli, le grandi bifore a sesto acuto, il parco, il "Pirdituri" cioè labirinto in pietra, l’insieme architettonico, ha destato l’interesse di registi, che hanno usato il castello come set cinematografico. Il più “forte”, Luchino Visconti, ha girato qui "Il Gattopardo", con Burt Lancaster e Claudia Cardinale, impegnati nella famosa scena del valzer.
Sono anche i luoghi di Montalbano, ricchi di ville eleganti dall’architettura barocca.
Una terra generosa, che riesce dare frutti deliziosi, far crescere alberi grandiosi (stupore creano i due immensi carrubi posti a guardia dell’ingresso dell’hotel).
Eravamo trentotto, non molti in verità, ma ben determinati. Il resort ci ha accolti con quella grande ospitalità tipica dei siciliani.
Nelle vicinanze del resort c’è l’aeroporto di Comiso, ma avendo preferito la partenza da Treviso siamo atterrati a Catania, per proseguire poi con l’auto fino a Donnafugata. Ho percorso la strada, dal paesaggio inconfondibile, con attenzione concentrata: ebbi, infatti, a percorrerla già nel 2012, anche allora per sostenere un Campionato. La trovai orlata per tutta la sua lunghezza di poco edificanti oggetti spazzatura, che distoglievano lo sguardo dal bel panorama. Me ne dolsi allora, quanto piacere mi ha fatto oggi, di trovare la strada pulita.
Il resort che ci ha ospitato è un cinquestelle eccellente, un paradiso per i golfisti.
Il nostro Campionato consisteva in due giornate di gara: 36 buche stableford da giocare sul Parkland, il percorso disegnate da Gary Player, il leggendario giocatore, progettista di fama mondiale. Sono stati due giorni di sana competizione, favoriti da condizioni atmosferiche perfette: abbiamo giocato in polo maniche corte. Il procedere tra gli ulivi e i carrubi mi dava la sensazione di essere immerso nella natura. I sorprendenti scorci valorizzavano la manifesta bellezza di quella terra. Ricchi di fascino i muretti a secco che si accompagnano alle buche, sempre nuove, e diverse. I bunker, anche se non numerosi, sono profondi; insidiano i green, impongono attenta strategia di gioco. Quel percorso nel 2011 ha ospitato i professionisti dell’European Tour per l’Open di Sicilia, lo scorso anno la finale dell’Italian Major, e qualche giorno fa il Campionato Internazionale Femminile.
L’area è archeologica, accanto alla buca 6 ci si può meravigliare visitando una necropoli greca del VI sec a.C., di proprietà del resort. Due laghi, che soddisfano i fabbisogni irrigui, incorniciano le ultime buche, oasi naturalistica ricca di uccelli migratori. L’arrivo della 9 e della 18 è un anfiteatro naturale, su cui gli ospiti della Club House possono gustare il gioco di chi le sta terminando. All’orizzonte, i monti iblei, che in concreto circondano quel sito. Non si può vedere il mare che pure è vicino, a farti respirare quella buon’aria. Per goderlo appieno, bisogna giocare sul links, il secondo affascinante percorso del resort.
Non ci ha disturbato il vento, che facilmente soffia provenendo dal mare, era piuttosto il rough a crearci qualche difficoltà finendo per aver significato sugli score. L’erba del rough è profumata, ma non perdona. Se esci anche di poco dal fairway, hai grosse difficoltà a trovare la palla: l’erba te la inghiotte, e poi si richiude. Se non la calpesti, la palla non la trovi. Per il golfista, si sa, palla persa è danno, perde colpo e distanza, ma soprattutto difficilmente ritrova la serenità nel continuare il gioco. Pensa che quella buca ormai se n’è andata. Ho trovato un po’ lenti i green, i bunkers con la sabbia un po’ dura e con tanti sassolini, ma eccellenti i fairways.
La classifica del Campionato Italiano Individuale AIGG si è avvalsa della somma di quanto emerso dall’impegno profuso nelle due giornate, eccola:
Prima categoria
- Lordo: 1) Dario Bartolini 161; 2) Stefano Balducci 183; 3) Renato D'Argenio 184.
- Netto: 1) Prisca Taruffi 146; 2) Paolo Pacciani 157; 3) Mario Fornasari 158.
Seconda categoria
- Lordo: 1) Marco Dal Fior 31; 2) Marco Lanza 30; 3) Giorgio Piccaia 29.
- Netto: 1) Cristiano Degano 69; 2) Ruggiero Palombo 68; 3) Stefano Cazzetta 61.
Il trofeo Volvo per il miglior giornalista professionista è andato a Cristiano Degano (69), mio bravo compagno di gioco nella prima giornata.
Un’altra cosa è stata degna di nota in questa trasferta: una cena a Scoglitti, al “Sakalleo”. Straordinario! Non sto a elencare i quindici piatti diversi di pesce tra crudo e cotto che ci è stato servito accompagnato da vini superbi Grillo il bianco, Syrah il rosso. E non contiamo i dessert, squisiti, rigorosamente della casa. C’ero stato 6 anni fa, ospite del padre di Giada che conduce ora il ristorante, ed era stata una meraviglia. Questa volta ci siamo tornati su iniziativa del collega giornalista palermitano Salvatore Brancati, il trattamento non è cambiato, perfetto. Merita una menzione per il pesce freschissimo, per l’affabilità e per la disponibilità. Il piatto che ho maggiormente apprezzato? La pasta al fumé di triglia con vongole e bottarga, inimitabile.
Complimenti Sicilia, è stato tutto grande! Ricca di testimonianze del passato, che sono nell’aria, si respirano.
Paolo Pilla