L'incertezza sulla crescita non ferma le richieste di vigneti
NOCCIOLE, MELOGRANO E CANAPA, MA LA PREFERITA RESTA LA VITE
Sondaggio di Terra Casa sulle scelte di investimento degli agricoltori
L’agenzia ha intervistato 300 operatori del settore nel corso della Fiera di Santa Lucia, dedicata proprio al mondo agricolo. Gli intervistati sono per il 69% della provincia di Treviso, seguiti da Padova, Belluno e Pordenone. Il 52% ha un’età compresa tra 30 e 60 anni, il 13% è under 30 e il 35% over 60.
“Il settore si muove nell’incertezza e in un generale senso di scoraggiamento, se escludiamo i viticoltori, perché la redditività dei seminativi continua a scendere, schiacciata dalla concorrenza straniera – spiega Roberto Martinuzzo, titolare dell’agenzia Terra Casa. - Nonostante questo, il richiamo della terra rimane un valore forte: il 36,6% degli intervistati si dichiara interessato ad acquistare terreni nel 2019 (trovando l’occasione giusta), mentre solo il 18,5% intende vendere. Il 32,8% ha dichiarato inoltre di prevedere l’acquisto di nuovi macchinari nel 2019.”
Le previsioni sull’andamento dei prezzi dei terreni a vigneto nei prossimi 5 anni mostrano un quadro incerto, in cui nessuno sa dire se il fenomeno Prosecco continuerà a trainare l’intero settore o se sia una bolla destinata a sgonfiarsi. Secondo il 27,6% degli intervistati, i prezzi dei terreni a vigneto continueranno a salire (ipotizzando che non ci siano interventi a variare le superfici consentite), secondo il 36,4% resteranno stabili, mentre secondo il 32,6% scenderanno. I terreni a seminativo invece per il 49% resteranno stabili, per il 32,2% scenderanno, anche perché, riporta più di un intervistato, le rese dei seminativi sono talmente basse da rendere ormai più redditizio lasciare il terreno sterile. Secondo il 17,2% saliranno, ma solo nella speranza di un futuro intervento volto ad ampliare le quote a vigneto.
Uva quindi come unica coltivazione davvero redditizia. “Lo conferma anche la risposta alla domanda relativa alle coltivazioni su cui investire nei prossimi cinque anni – continua Martinuzzo. - Guida la classifica delle preferenze la vite, seguita da noci e nocciole, frumento, canapa, mais, melograno, soia, ortaggi, frutta, kiwi. I contadini sono indecisi tra le coltivazioni tradizionali, che rendono poco ma sono comunque una garanzia, e le nuove coltivazioni, che però sono un rischio. Ad esempio, quest’anno il frumento è più scelto rispetto al mais e alla soia, non perché renda di più, ma perché ha meno costi di lavorazione e, in un settore che ha sempre meno manodopera, questo aspetto fa la differenza. Le nocciole sono interessanti ma legate quasi a un solo acquirente, che è la Ferrero. Melograno, ortaggi, e frutta, rigorosamente bio, possono intercettare le esigenze del nuovo consumatore, soprattutto il mondo vegetariano e vegano, ma per essere davvero redditizie devono essere accompagnate dalla vendita diretta. Anche il clima è un fattore importante: nuove piante potrebbero essere interessanti dato il generale innalzamento delle temperature, ma episodi meteorologici violenti e imprevedibili (gelate, grandinate o trombe d’aria) scoraggiano investimenti di lungo periodo come gli ulivi. Infine, l’incognita canapa: una strada interessante per molti ma nel concreto difficile da praticare, sia perché non si sa bene se il Governo ne agevolerà la coltivazione, sia per motivazioni pratiche; non c’è infatti una vera e propria filiera strutturata e la lavorazione richiede investimenti in strumenti specifici, perché la canapa è più dura rispetto ai seminativi tradizionali e inceppa i macchinari".