Questo sito usa i cookies per offrirti una migliore esperienza di navigazione.  Conferma Privacy Policy
Reportage
LE INTERVISTE DI RADIO VENETO UNO

Le Interviste di Radio Veneto Uno


Le nostre interviste andate in onda al termine del Giornale Radio Da questi link è possibile ascoltare e scaricare le interviste e i nostri approfondimenti andati in onda al termine del Giornale Radio ANTONELLO PEATINI Presidente provinciale FNAARC- ConfcommercioSTEFANO...continua

Golf
PILLOLE DI GOLF/353: UOMINI & DONNE, SETTIMANA DI GRANDI TORNEI

Si sono giocati Wgc e PortoRico Open e Gainbridge Lpga


STATI UNITI - Questa settimana il PGA si sdoppia, mette in campo il World Golf Championships a Bradenton in Florida, e il Puerto Rico Open a Rio Grande in Porto Rico. Oltre a questi due, ad attrarre l’attenzione c’è il secondo evento stagionale del massimo circuito americano...continua

Golf
PILLOLE DI GOLF/352: FINALE A SORPRESA AL GENESIS, HOMA VINCE AL SUPPLEMENTARE

Il beniamino di casa supera all''ultimo giro Burns, sempre in testa


LOS ANGELES (USA) - Era alla 95esima edizione questo torneo del PGA Tour, a cui hanno partecipato ben otto tra i migliori dieci giocatori al mondo. Si è disputato al Riviera Country Club, nel Temescal Gateway Park, situato entro i confini della città di Los Angeles; un territorio...continua

Invia Invia a un amico | Stampa Stampa notizia |  


 
ASCOLTA IL SERVIZIO ON-LINEAscolta la notizia

La nostra rubrica sul mondo golfistico a cura di Paolo Pilla

PILLOLE DI GOLF/313- CAMPI/25: IL GOLF CLUB DONNAFUGATA

In Sicilia, un gioiello in cerca di rilancio


RAGUSA - Un gioiello italiano del Golf in ginocchio, un’eccellenza italiana che sta scomparendo. Civico 194 di Contrada Piombo, nel Ragusano. Immerso nella macchia mediterranea, laborioso arrivarci, un angolo di Sicilia affascinante. Le terre di Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo, Intriso di colori unici, di aromi inebrianti, di silenzi, un cielo stellato ben difficile da vedere altrove.
Fiore all’occhiello del turismo golfistico italiano, il resort, all’interno di un parco di 240 ettari, è un albergo a cinque stelle che conserva il fascino della grande, antica tenuta signorile appartenuta ai Marchesi Arezzo. Elegante e spazioso, in 900 mq, l’hotel può contare su 202 camere e suite, numerose sale meeting, una Spa con piscina e palestra, cinque adeguati ristoranti, il tutto in un contesto ricco di testimonianze del passato che sono nell’aria, si respirano.
C’era un tempo, una vecchia torre duecentesca; su di essa nell’800 fu edificata una magione gentilizia, il castello, che divenne il centro di vita mondana dell’epoca dove il barone, senatore del Regno, riceveva con sfarzo i suoi ospiti. Il nome curioso Donnafugata, è legato a una leggenda: la rocambolesca fuga che la regina Bianca di Navarra, imprigionata in una stanza del castello dal malvagio conte Bernardo Cabrera, riuscì a compiere attraverso le gallerie. Il termine in dialetto siciliano sarebbe "Ronnafugata", che sta per "donna fuggita". Questa è la possibile derivazione del nome, ma altrettanto verosimile è che il nome Donnafugata derivi dall’arabo "Ain-jafat", che significherebbe "Fonte di salute”. A soggiornarvi, si capisce che entrambe le teorie possono considerarsi valide. I pregevoli saloni, la facciata gotica orlata di merli, le grandi bifore a sesto acuto, il parco, il "Pirdituri" cioè il labirinto in pietra, l’insieme architettonico, ha destato l’interesse di registi, che hanno usato il castello come set cinematografico. Il più noto, Luchino Visconti, ha girato qui "Il Gattopardo" con Burt Lancaster e Claudia Cardinale, impegnati nella famosa scena del valzer.
Queste sono anche le terre di Montalbano, ricche di ville eleganti dall’architettura barocca.
Una terra straordinaria, generosa, che riesce a dare frutti deliziosi, far crescere alberi grandiosi (stupore suscitano i due immensi carrubi posti a guardia dell’ingresso dell’hotel).
Per arrivarci in comodità ci sarebbe l’aeroporto di Comiso nelle vicinanze (15 minuti d’auto), ma per chi abita nel nord-est è più semplice prendere l’aereo a Treviso e atterrare a Catania, per proseguire poi con l’auto fino a destino. Percorso attraente, per il paesaggio bello, per gli inconfondibili panorami.
Il Campo da Golf si estende su 200 ettari, e ha due percorsi: il Parkland, disegnate dal leggendario Gary Player, giocatore e progettista di fama mondiale, e il Links, progettato da Franco Piras, che di Gary Player è stato riconosciuto progettista in Italia. Bellissimi entrambi! Percorrere il Parkland significa procedere tra ulivi e carrubi, totalmente immersi nella natura. I sorprendenti scorci, poi, valorizzano la manifesta bellezza di quella terra. Ricchi di fascino i muretti a secco che si accompagnano alle buche, sempre nuove, e diverse. I bunker, anche se non numerosi, sono profondi; i green insidiano, impongono attenta strategia di gioco. Peccato che non si possa vedere il mare che pure è vicino, ma ugualmente se ne sente il profumo. Lo si gode appieno se si gioca sul Links, il secondo affascinante percorso che corre lungo spiagge incontaminate. Due laghi, che soddisfano i fabbisogni irrigui, incorniciano le ultime buche, oasi naturalistica ricca di uccelli migratori. All’orizzonte, i monti iblei, che in concreto circondano il sito. Nel 2011 il Campo ha ospitato i professionisti European Tour per l’Open di Sicilia, poi è stato sede della finale dell’Italian Major, e del Campionato Internazionale Femminile, e altre importanti manifestazioni.
Il vento soffia frequente, prevalentemente proviene dal mare, ma non è limitante, io l’ho trovato gradevole. Era piuttosto il rough a creare qualche difficoltà, finendo per aver significato sugli score. L’erba del rough è profumata, ma non perdona. Se si esce anche di poco dal fairway, ci sono grosse difficoltà a trovare la palla: l’erba la inghiotte, e poi si richiude. Spesso si trova solo se si ha la fortuna di calpestarla. Erano un po’ lenti i green, i bunkers con la sabbia un po’ dura e qualche sassolino, ma eccellenti i fairways.
L’area è archeologica; se non si è in gara, è possibile meravigliarsi accanto alla buca sei, visitando una necropoli greca del VI sec a.C., proprietà del resort. Sono tanti i dintorni da visitare nella Val di Noto, alcuni con il patrocinio dell’Unesco quali Ibla, Modica, Noto e Scicli. Se non si ha il tempo di visitare tutto, sicuramente è opportuno fare una capatina al castello, e concedersi una cena a Scoglitti, al “Sakalleo”. Magnifico! Non si ordina il menu, si mangia il pescato del giorno, dal peschereccio di proprietà. Mi tornano alla mente quei quindici piatti diversi di pesce tra crudo e cotto che mi sono stati serviti, accompagnati da due vini superbi, il Grillo, e il Syrah. E poi i dessert, squisiti, rigorosamente della casa, dal sapore inconfondibile, unico, di Sicilia. La prima volta che ci andai, c’era un abilissimo oste, rimasi conquistato da quei piatti. Quando son tornato quel personaggio non c’era più, a ospitarci c’era la figlia Giada, una bellissima donna, e il trattamento non è cambiato. Il pesce qui ha un altro sapore, e poi tutti sono affabili. Il piatto maggiormente da me apprezzato, l’ho consumato in chiusura, su incitamento dell’amico Giovanni Meneghello. Oltre a essere un bravo golfista, Giovanni apprezza la buona cucina; ecco il piatto: pasta al fumé di triglia, con vongole e bottarga. Indimenticabile! Complimenti Sicilia, sei grande!
Ahimè, però. Il resort con questo insieme di dovizie, è oggi in pesante difficoltà: nel maggio 2018, il tribunale di Ragusa ha dichiarato fallita la società di gestione, per un debito di 67mila euro, una cifra irrisoria se messa accanto al valore della struttura. Un contenzioso insanabile tra la proprietà dell’area e la gestione. Non mi è facile capire i motivi di questa débâcle, visto che l’ambiente che ho frequentato, importante, bellissimo, era oggetto di costanti prenotazioni. Il contratto d’affitto, biennale, appoggiato a una fidejussione bancaria di cinque milioni, era fissato in 32mila euro mensili. Penso che, per la tutela dei beni che la compongono, e per la continuità occupazionale del personale (il denaro a disposizione del curatore è terminato, e da sei mesi i giardinieri sono senza stipendio), sarebbe stato bene che il curatore avesse fatto continuare l’esercizio provvisorio, concedendo il complesso in affitto. Ma per un lungo periodo, non per un anno o due. Non è pensabile che una struttura di tale bellezza, una delle più attraenti presenti sul territorio, una perla turistica in grado di supportare un turismo di qualità internazionale, possa svanire nel nulla.
Paolo Pilla