La danzatrice coreografa canadese ha debuttato con Fables, visione cruda e poetica della libertà femminile

Venezia, è approdata alla Biennale Danza la coreografa canadese Virginie Brunelle, una delle voci più incisive e sensibili della scena contemporanea internazionale. In prima italiana al Teatro Piccolo Arsenale, la sua ultima creazione Fables ha debuttato con la Compagnie Virginie Brunelle, offrendo al pubblico una potente riflessione danzata sulla lotta per la liberazione femminile.

Classe 1982, originaria del Québec – territorio da sempre fertile per la danza contemporanea – Brunelle ha compiuto un percorso artistico atipico: prima violinista, poi danzatrice e infine coreografa.
Un background musicale che influenza profondamente la sua scrittura scenica, sempre rigorosa e strutturata come una partitura.
In Fables, questa impostazione si traduce in tre intensi tableaux danzati da dieci performer, accompagnati dal vivo dal pianista Laurier Rajotte.
L’opera si ispira al Monte Verità, leggendaria comunità utopica di inizio ’900 che fu culla di artisti, teosofi e rivoluzionari, anticipando importanti fermenti culturali e sociali.
Su questo sfondo simbolico, Fables mette in scena un universo evocativo, abitato da figure femminili archetipiche e potenti, in lotta per una libertà che oltrepassa le barriere, visibili e invisibili.
“La danza – scrive Brunelle – ha la capacità di cristallizzare verità complesse e ineffabili in una forma fisica ed evocativa”.
E in effetti il suo linguaggio coreografico è essenziale, tagliente, capace di tradurre in movimento temi universali come amore, perdita, conflitto e redenzione.
Ma è soprattutto la dinamica relazionale – il modo in cui l’essere umano reagisce a traumi, crisi e cambiamenti – a essere al centro della sua ricerca.
Lo spettacolo colpisce per la fisicità potente ma mai estetizzante dei danzatori: corpi atletici, maturi, credibili, che si muovono in sincronia perfetta in un tableau finale dai costumi metallizzati e coloratissimi. Come sottolinea la critica canadese Guylaine Massoutre, Fables “è uno specchio della nostra epoca, un’epoca di aggressività e dolore”, ma anche di resilienza, desiderio e speranza.
A completare il programma del 23 luglio, anche The Remaining Silence di Anthony e Kel Matsena, alle Tese dei Soppalchi, creato con i giovani talenti del Biennale College Danza: un’altra prova della vivacità e pluralità della scena sostenuta dal Festival diretto da Sir Wayne McGregor.
La Biennale Danza 2025, che si svolge fino al 2 agosto sotto il titolo Myth Makers, è sostenuta dal Ministero della Cultura e dalla Regione del Veneto.
Da quest’anno, tra i main sponsor figura anche Rolex, già partner della Mostra Internazionale di Architettura.
Biglietti disponibili online su www.labiennale.org e presso i punti vendita ufficiali.