L’intervista integrale a S. E. Jonathan Peled Ambasciatore dello stato di Israele per l’Italia e San Marino

L’Ambasciatore a Radio Veneto Uno

Il conflitto israelo-palestinese continua a segnare l’attualità internazionale con immagini di distruzione, vittime civili e tensioni che si riflettono ben oltre i confini del Medio Oriente, coinvolgendo anche l’opinione pubblica europea e italiana. Ci ha onorato della Sua attenzione per una intervista S. E. l'Ambasciatore Jonathan Peled, con cui abbiamo affrontato i temi più urgenti: dal peso delle manifestazioni che attraversano l’Europa, al ruolo della cultura e del dialogo, fino alle prospettive concrete per una pace duratura tra israeliani e palestinesi.

Il conflitto che coinvolge Israele e i territori palestinesi continua a segnare l’attualità internazionale con immagini di distruzione, paura e vittime civili.
Una guerra dalle radici storiche profonde che oggi si riflette nella vita quotidiana di milioni di persone, ma che riguarda da vicino anche l’opinione pubblica europea.
In italia molti cittadini seguono con preoccupazione le notizie, chiedendosi quale possa essere il futuro della regione, se esista la possibilità concreta di dialogo e soprattutto come proteggere chi subisce ogni giorno le conseguenze del conflitto.
Sono interrogativi semplici ma diretti, che oggi vogliamo porre a sua eccellenza l’ambasciatore di Israele in Italia e San Marino Jonathan Peled.

Questa guerra è stata una guerra che è stata imposta a Israele il 7 ottobre 2023, con un massacro sproporzionato di Hamas contro Israele.
Dal 7 ottobre, Israele ha combattuto su cinque diversi fronti contro Hamas nel sud, Hzbollah nel nord, la Siria nell'est, gli Houthi nell'estremo sud e Hezbollah dal Libano.
Oggi vediamo che, nonostante questa guerra tragica, c’è un futuro migliore per il libano, c'è un presidente, c'è il controllo di un governo; vediamo in Siria uno sviluppo positivo dove Assad se n'è andato; i siriani sono liberi dal loro dittatore; dal loro brutale dittatore.
I russi e gli iraniani sono stati allontanati, rimangono gli houthi, che rappresentano un problema globale, una minaccia per Israele e per il mondo, e poi c’è Gaza, e purtroppo, a Gaza dobbiamo sconfiggere Hamas; dobbiamo liberare Gaza.
E lo ripeto: si tratta di liberare Gaza; questo non è ciò che la gente sta gridando per le strade, per liberare Gaza da Hamas, in modo che i palestinesi possano vivere in pace e in modo che gli israeliani possano vivere in pace.
Quindi sono ottimista sul fatto che questa guerra porterà al dialogo e all'espansione degli accordi di Abramo e degli accordi di pace che Israele ha già.

Ha lasciato perplessi l’esclusione di attori filo-israeliani dal festival del cinema di Venezia – la cultura è cultura, va rispettata – e proprio sabato scorso a margine dell’82ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, al Lido, è stato organizzato un corteo, molto partecipato di persone che non dubitiamo sinceramente pacifiste e amiche della pace, ma sono sfilate insieme a personaggi con cartelli neri che sembravano scritti da Hamas.
un antisemitismo strisciante che si deve purtroppo alla drammatica certezza che a Gaza si continua a morire eccellenza.

Le manifestazioni a Venezia sono qualcosa che si può accettare o meno, purché la cultura e l’arte restino fuori dalla politica.
E quindi, credo che Venezia come città di pace e libertà dovrebbe continuare a lasciare che l'arte e la cultura siano il ponte tra le persone. per quanto riguarda invece coloro che protestano a favore di Hamas, penso che sia una combinazione di ignoranza, di disinformazione e sì, forse anche un po' di antisemitismo.
non so chi abbia manifestato, ma ho già appena detto in un’altra intervista: se si vuole manifestare per i palestinesi, lo si può fare, ma non a favore di Hamas, perché questo non è a favore dei palestinesi, e non, se si invoca la distruzione di Israele.
se le persone rispettano questa regola, allora non ho alcun problema con questo tipo di manifestazioni, a queste condizioni.

Identiche manifestazioni per altro anche in Israele, sono in molto anche in Europa e nel mondo a chiedersi se Israele vede ancora un futuro senza guerra: lei, nel suo particolare ruolo di diplomatico come interpreta questa drammatica situazione..
Penso che tutti noi, la maggior parte di noi nel mondo occidentale, in Europa, in Israele, non vogliamo la guerra; vogliamo la pace, vogliamo la tranquillità, non vogliamo più terrorismo, non vogliamo più missili, razzi e attacchi, e massacri del 7 ottobre.
Israele sta combattendo Hamas per l'occidente, perché se non battiamo Hamas, Hamas arriverà in Europa, sta già cercando di mettere piede in Europa, in Italia, in altri luoghi.
quindi Israele sta combattendo la guerra per l'occidente, e dobbiamo continuare, e dobbiamo vincere questa battaglia.
E in termini di manifestazioni, le manifestazioni in un paese democratico come israele sono le uniche manifestazioni che si possono vedere in medio oriente.
mostrano che israele è una democrazia forte e vibrante, e sì, continueremo ad esserlo.

Dal suo qualificato punto di vista, quali potrebbero essere, oggi, i passi concreti che davvero potrebbero aprire la strada ad un dialogo?
Prima di tutto, il rilascio di tutti gli ostaggi e un cessate il fuoco.
possiamo porre fine a questa guerra oggi stesso.
Se Hamas rilascia oggi tutti gli ostaggi e accetta il cessate il fuoco, che ha respinto, possiamo fermare e porre fine a questa guerra e iniziare a discutere di un futuro migliore per israeliani e palestinesi.
ma questa è la condizione: senza Hamas e con il rilascio di tutti i nostri ostaggi.

La maggior parte dell’opinione pubblica, osserva e non nasconde, che a pagare il prezzo più alto sono i civili, i più deboli: bambini, donne e anziani; cosa si sente di rispondere a chi rimane basito di fronte a queste sofferenze. notizia recente: contro i riconoscimenti alla Palestina Netanyahu ha risposto: “pronti ad annettere parti della Cisgiordania …
Prima di tutto, i primi a uccidere civili, bambini, donne, anziani, sono stati hamas e altre organizzazioni terroristiche palestinesi il 7 ottobre.
non hanno preso di mira i soldati, hanno preso di mira famiglie e bambini.
Stiamo cercando di sconfiggere Hamas a Gaza, e purtroppo anche dei civili vengo feriti, ma non prendiamo di mira i civili; questa è la grande differenza tra le organizzazioni terroristiche e Israele.

Ripeto: notizia recente: contro i riconoscimenti alla Palestina Netanyahu ha risposto: “pronti ad annettere parti della Cisgiordania …
Al momento non possiamo accettare discorsi su uno stato palestinese perché attualmente hamas governa Gaza e minaccia la Cisgiordania e l’autorità palestinese.
se ora l’autorità palestinese avesse il proprio controllo, verrebbe sopraffatta da hamas e avremmo una seconda Gaza in Cisgiordania.
Pertanto, ora dobbiamo porre fine alla guerra e assicurarci che Hamas e le organizzazioni terroristiche non prendano il controllo di alcun territorio palestinese.
Dopo di ciò, potremo intraprendere un percorso politico e diplomatico per la convivenza e per un dialogo tra palestinesi e israeliani; ma prima dobbiamo trovare un partner palestinese disposto a deporre le armi e a parlare di pace.

Ha collaborato Giulia Marton