Sistemato sulle dolci colline moreniche tra Conegliano e Vittorio V.to, Colle Umberto si sviluppa su due colli in cui si adagiano i centri abitati, intorno ai quali la fertile campagna è felicemente occupata da vigne destinate a dare considerevole supporto al Prosecco. Il più  alto dei colli al tempo dei Venetici era stato un castelliere.

Il toponimo già dal Medioevo si rifà alla morfologia del terreno (Collis) a cui nel 1867 venne aggiunto Umberto per onorare il figlio del re, che si era recato in visita.

Le origini dell’abitato si perdono nella notte dei tempi, numerosi sono i reperti archeologici legati ai Paleoveneti, parliamo quindi del II millennio a.C.

Nel periodo romano godette il beneficio di essere sulla strada che da Opitergium portava a Cenetae (Ceneda): arteria importante dal significato lucroso per gli abitanti.

Attorno al mille fu fondata un’abbazia a opera dei Padri Crociferi, che venne poi occupata dai Benedettini di Pomposa. Pur restando Abbazia, nel ‘300 fu fatta reggere da un commendatario, uno dei quali nel  ‘500, fu addirittura il cardinale Carlo Borromeo. Nel 1773 Infine, la Serenissima affidò il bene  al Vescovo di Ceneda, che ne fece la propria residenza estiva.

Furono i Caminesi ad avere in feudo il territorio fino a metà del ‘300, quando ne assunse il governo la Serenissima, governo che tenne fino alla sua dissoluzione, il 12 maggio 1797. Nel felice periodo veneziano si elevarono molte ville venete edificate a costellare la zona. Ci furono poi le guerre, la rotta di Caporetto. Colle Umberto venne invasa dalle truppe germaniche, che organizzarono due aeroporti: uno nel Campardone e uno nel sobborgo di San Giacomo di Veglia. Ci furono distruzioni, il  castello Lucheschi divenuto  il comando dell’aviazione austro-ungarica finì per essere dato alle fiamme. Andò anche peggio nel corso del secondo conflitto, fu teatro di scontri tra tedeschi e partigiani e anche di bombardamenti da parte degli Alleati.

Ha una sola frazione Colle Umberto, San Martino;

capoluogo e frazione condividono molti tranquilli borghi, che si rifanno alla ruralità del luogo. All’avvento del Regno d’Italia furono eletti entrambi a Comune, ma la promozione durò poco, divennero presto frazioni del Comune di Ceneda. Infine, con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, ripresero il loro ruolo.

Parliamo ora degli edifici di rilevanza monumentale disseminati nei dintorni:

È qui a Colle Umberto che Tiziano Vecellio desiderava avere una casa: gli serviva di appoggio per il percorso da compiere tra Pieve di Cadore e Venezia. Ne ricevette una in pagamento del polittico di Castello Roganzuolo, oggi custodito nel Museo diocesano di Vittorio Veneto.

La casa di Tiziano, è situata sul Col di Manza, ecco quanto riportato dall’abate Cadorin:

«Signoreggiava nel ridente colle di Manza il suo casino, che i buoni abitanti di que’ contorni si prestarono a gara nell’innalzarlo, per il che ebbero di sua mano quel devoto dipinto che ancora ammirasi nella chiesa di Castel Roganzuolo»

L’artista aveva scelto quel posto perché  bello, permetteva riflessioni utili alla pittura, e perché non era lontano da Serravalle, ove a palazzo dimorava sua figlia Lavinia andata in sposa al nobile Sarcinelli. Inoltre, nell’intento di incrementare l’imprenditorialità della famiglia (due segherie a Perarolo di Cadore), gli andava di diversificare in agricoltura. Il sito prometteva bene, con strategia pensava alla produzione di generi alimentari e vino, soprattutto per la sua casa di Venezia dove quanto realizzato sarebbe potuto arrivare con facilità. È questa una villa veneta di buone

dimensioni, da due secoli ormai villa Fabris, abitata dalla proprietà. A due piani in origine, nell’Ottocento fu portata a tre, segnati da cornici marcapiano; per aperture, monofore rettangolari. L’architettura è rimasta invariata, salvo l’aggiunta di corpi legati all’ambiente rurale.

È rimasto invariato anche lo scoperto, al servizio dell’agricoltura. La Prima Guerra Mondiale arrecò gravi danni alla villa, che furono tuttavia risanati alla fine del conflitto.

È stato sublime artista Tiziano, ma ha anche saputo far valere le sue capacità, ed essere ben remunerato per il trittico “la Madonna con Bambino e santi Pietro e Paolo”, che è un capolavoro, oggi di inestimabile valore. Sempre da una nota dell’abate Cadorin si evince: « che il pittore contrattò per la mercede dei ducati 200.…. di soddisfare al debito in otto anni successivi mediante l’annua corresponsione di stara cinque di frumento al prezzo di lire 8 per staro, e di 16 conzuoli di vino valutati lire 55.…. il trasporto delle pietre di Fregona destinate per l’erezione del Casino in Colle, e fornirgli altresì le opere manuali. Nel fine del conto restò il Vecellio creditore di lire 26, che gli furono pagate ». C’è in giardino una piccola cappella: di forma ottagonale, un piccolo oratorio privato dedicato a San Liberale in cui erano poste due tele: la Madonna col Bambino e il Martirio di Sant’Eurosia, con anche il paesaggio.

Abbiamo fatto cenno a Villa Morosini Lucheschi, tra le ville venete presenti nel comune

la più importante. Sorta sui resti di un monastero cinquecentesco, fu nel Seicento proprietà dei nobili Sarmede, e in seguito acquistata dalla famiglia Morosini che l’ampliò, edificando le barchesse. Durante la grande guerra fu incendiata e nella successiva ancora più gravemente danneggiata. Era una grande villa-castello edificata attorno alla torre del monastero benedettino,

ampliata poi nell’800. Sontuosa anche negli interni, s’intuisce chiaramente l’aristocrazia degli ambienti, seppur risalenti a epoche differenti, e nonostante i disastri subiti; il nucleo principale è neoclassico.

Oggi la villa, un gioiello architettonico legato alle colline del Prosecco, è in buono stato, utilizzata per mostre e cerimonie. 

Ancora una nota: a San Martino di Colle Umberto è nato Ottavio Bottecchia, primo italiano a vincere il Tour de France nel 1924; indossò la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa. Vinse di nuovo il giro nel 1925, nessun altro c’era riuscito due volte di seguito, un mito!.                Paolo Pilla