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Allo Spazio Paraggi di Treviso fino al 24 marzo
QUANDO TUTTO È SILENZIO LE COSE INIZIANO A PARLARE
L'esposizione delle artiste Silvia Vendramel e Serena Piccinini
TREVISO - (ag) “Quando tutto è silenzio, le cose iniziano a parlare”. E' questo il titolo della doppia esposizione organizzata dalla Galleria De Faveri Artecontemporanea presso lo Spazio Paraggi di Treviso. Due artiste, Serena Piccinini e Silvia Vendramel, presentano nell'intervista di Alessandra Ghizzo, i rispettivi lavori. Indipendenti, ma “aperti a un confronto”.
Il richiamo al tema della natura è ciò che accomuna la loro produzione artistica, ma diverse le inflessioni. L'opera di Serena Piccinini si riconosce per il candore e l'essenzialità del risultato, che nasconde, nel processo, un'accurata manipolazione della materia, la ricerca dell'equilibrio tra stasi e movimento.
Haiku-origami sono delle stampe fotografiche in cui prevale il bianco. L'immagine, risultato dalla somma dell'origami con la sua ombra, emerge come da un delicato lavoro in carboncino. Nel fondo della sala principale un campo di Soffioni alti, leggeri e colorati. La piccola base in gesso àncora a terra il lungo stelo fatto di ramo di salice, e i fiori costituiti da ponpon di lana formano un soffice tappeto. Il desiderio si avvererà anche se il fiore non si infrange? La risposta rimane sospesa.
Appesa alla parete una collezione di variopinti insetti di carta. Sembrano schedati da un entomologo: piccole miniature realizzate con una manualità scrupolosa compongono Il Giardino della vita immobile.
Nella seconda saletta Atmosfere: un'installazione di forme semplici, bianche e coniche, permeano il suolo come le gocce d'acqua.
Altra ricerca e altro modulo espressivo con Silvia Vendramin. Diverso anche il supporto materico e l'utilizzo dello stesso. Nei suoi lavori subentra la forza e la pesantezza del metallo, che sembra voler denunciare la violenza inflitta dall'uomo sulla natura. Violenze che sono limiti, costrizioni fisiche e mentali. Così in Canone 2012 la bellezza nasconde un ingiustizia. Da un grande paravento di legno su cui è dipinto un uccello, pendono due scarpette minuscole. Sembrano due rondinelle, scarpe di bambola, invece sono vere, destinate ai piedi di una donna adulta. Simbolo di sottomissione, dovevano essere indossate dalle donne cinesi a cui, fin da piccole, venivano deformati i piedi stretti nelle fasce, rendendo cosi impossibile non solo la ribellione, ma anche la fuga. Accanto Tu ed io, una proiezione video mostra una gabbia vuota che ondeggia al soffio del vento. Un filo narrativo intesse le opere di Vendramin: gli uccelli assenti nel video ricompaiono in una scultura accanto, su di ramo di bronzo posto a terra in cui attorno è cosparsa, quasi fosse mangime, polvere di zolfo, la stessa utilizzata dall'uomo per allontanare gli animali.
Taglia la stanza principale l'opera in ghisa Il Flauto, dove si riconoscono elementi domestici, dimenticati, ma che nell'abbandono offrono ristoro agli uccelli.
Nella seconda saletta, esula dal filo narrativo ma non dal senso ampio del discorso, una piccola scultura-installazione che fonde insieme matrici di stampa e calchi per gioielleria. Un amalgama sterile, che non sembra comunicare la possibilità di un utile recupero, piuttosto ne sancisce la fine. Della funzione originale, del ruolo. Si intitola Europa-Still life (Europa-Natura morta).
L'esposizione è aperta fino a sabato 7 aprile, tutti i giorni tranne il giovedì e il venerdì dalle 16 alle 19.
Sabato 24 marzo, alle ore 18, verrà presentato il catalogo della mostra “Quando tutto è silenzio, le cose cominciano a parlare”, che potrà esser personalizzato dal tocco delle artiste.
Galleria fotografica