Notificato il 415 bis al vigile indagato per interferenza illecita nella vita privata
MICROSPIA AL COMANDO DI POLIZIA LOCALE: IL PM CHIUDE LE INDAGINI
La Procura non ridimensiona le accuse e si dice pronta aprocedere
TREVISO – (gp) sembravano destinate a ridimensionarsi, ma le accuse a carico del vigile accusato di aver sistemato le cimici negli uffici del Comando di Polizia Locale di Treviso sono rimaste in piedi. Tanto che il pm Massimo de Bortoli ha chiuso le indagini e, lasciati passare i venti giorni in cui l'indagato può decidere di farsi interrogare o presentare delle memorie difensive, pare essere pronto a firmare la richiesta di rinvio a giudizio per l'ipotesi di reato di interferenza illecita nella vita privata. Se in un primo tempo la microspia nascosta nella caserma di via Castello d'amore sembrava aver registrato soltanto fruscii, da una più attenta analisi si è scoperto che nei file di quell'apparecchio elettronico (che sia stato piazzato volontariamente o lasciato per sbaglio acceso come sostiene il diretto interessato lo si stabilirà in aula) c'erano anche delle voci. Insomma la microspia, secondo gli investigatori, avrebbe fatto il proprio dovere e, al termine degli accertamenti, la Procura pare orientata a qualificare il gesto come volontario. A portare alla luce la vicenda era stato un “corvo” che aveva inviato una lettera anonima a Ca' Sugana e alla stampa. Non era la prima volta che presunti veleni interni al comando finivano per essere spiattellati in piazza: una o più mani avevano infatti reso noto, sempre attraverso lettere anonime, alcuni meccanismi tenuti negli uffici della Polizia Locale. Il comandante Federica Franzoso, e lo stesso Comune di Treviso, avevano risposto che contro chi continuava a denigrare i vigili e il loro operato sarebbe stata usata la linea dura.