Un 49enne di Mogliano Veneto ha vinto la causa civile: otterrĂ 60 mila euro
L'EX MOGLIE GLI SVUOTA IL CONTO: LE POSTE CONDANNATE PER DANNI
La coniuge, con firme false, gli rubò i soldi mentre lui era in carcere
MOGLIANO VENETO - (gp) Ha ottenuto giustizia dopo 11 anni: Poste Italiane gli verseranno 60.900 euro di risarcimento danni per aver permesso alla moglie di svuotargli il conto corrente mentre lui si trovava in carcere. Questo l'esito della causa civile, intentata da un 49enne di Mogliano Veneto difeso dagli avvocati Stefano Tigani e Piero Coluccio, che ha accertato la responsabilità colposa di Poste Italiane rendendo il pagamento esecutivo. Un'odissea giudiziaria iniziata nel 2002. L'uomo, rimasto coinvolto in un grave incidente stradale nel 1989, era stato sottoposto a una trasfusione di sangue all'ospedale di Mestre in seguito alla quale ha scoperto di aver contratto l'epatite C. In base alla legge speciale entrata in vigore a fine anni '90, aveva ottenuto un indennizzo di 50 mila euro. Il primo assegno circolare stava per arrivare, ma fu più veloce l'ordine di carcerazione a carico del 49enne per scontare un anno di reclusione per una vecchia condanna divenuta definitiva. E proprio mentre stava scontando la pena la coniuge gli rubò tutti i soldi. Si recò in un ufficio postale di Mogliano Veneto per aprire un conto corrente cointestato, falsificò la firma del marito sia sui moduli che sull'assegno circolare non trasferibile, accreditandolo proprio sul conto assieme alla pensione civile che il marito percepiva ogni mese. Una volta uscito di cella l'uomo scoprì che la moglie non gli aveva lasciato un euro non solo di quei 50 mila di indennizzo, ma nemmeno della pensione. Scattò così la denuncia penale che portò nel 2006 alla condanna per falso della donna, una 38enne ora residente nel sestiere di San Polo a Venezia, a 8 mesi di carcere e al pagamento di 60 mila euro di danni. Nel 2007, dopo la sentenza a carico dell'ex coniuge, partì quella civile contro le poste di Mogliano Veneto. Alla base della denuncia querela c'erano sia il non adeguato controllo dei moduli presentati dall'ormai ex moglie che l'errore nell'accreditare l'assegno circolare non trasferibile in assenza del beneficiario.