L'uomo, 42enne kosovaro, non potrà più entrare nel comune di Treviso
SEVIZIE, BOTTE E MINACCE: INFERNO PER MOGLIE E FIGLI
Il padre obbligava i bambini a stare sull'attenti per ore davanti al muro
TREVISO - I figli costretti a rimanere per ore ed ore sull'attenti, davanti ad un muro. E quando il più piccolo, appena sei anni, è crollato, stremato dallo sforzo e dal sonno, l'ha risvegliato e rimesso bruscamente in posizione. La moglie obbligata ad osservare, bloccata sul divano, mentre lui sfogava la sua rabbia spaccando le piastrelle dell'intera cucina di casa a colpi di scalpello o gettava tutti i mobili dalla finestra. Il tutto condito con schiaffi, spintoni, tirate di capelli, insulti e minacce. Erano poco meno che torture quelle imposte da un 42enne kossovaro ai familiari. La relazione tra l'immigrato dell'Europa dell'Est, che si manteneva facendo saltuarie manutenzioni edili e riparazioni a domicilio, ed un'insegnante di Treviso, oggi 36enne, era iniziata nel 1998 e, poco dopo, era sfociata nella convivenza, in un'abitazione di proprietà della famiglia di lei. Ma dopo neppure un anno, la storia d'amore si è trasformata in un incubo per la donna: il compagno è diventato via via sempre più geloso, possessivo e violento. Neppure la nascita di due figli maschi, nel 2000 e nel 2004, ha placato i suoi furori, spesso accentuati dall'alcol, visto che, secondo il racconto della signora, arrivava a bere fino a venti bottiglie di birra da mezzo litro in un giorno. Anzi, il kosovaro non si fa scrupoli a schiaffeggiare la partner davanti al padre di lei o ad offendere, lei e tutta la “razza italiana”, anche davanti ai bambini. Proprio per timore di ritorsioni sui ragazzini, la trevigiana sopporta in silenzio per tutti questi anni. L'uomo, del resto, la minaccia più volte: “Se ti azzardi a dire qualcosa, porto i tuoi figli in Kosovo e non li vedi più”, e ancora “Ti ammazzo o ti faccio ammazzare dai miei amici”.
E' solo quando il primogenito confida al nonno materno di essere pronto a fuggire di casa pur di non vivere più con quel padre, che la donna si decide a rivolgersi al Telefono Rosa. Le viene consigliato di chiedere aiuto alla Questura: il 23 luglio sporge denuncia. I poliziotti, con rapidità e discrezione, compiono una serie di verifiche e l'8 agosto il giudice vieta al 42enne di rimanere o entrare nel comune dove risiedono i familiari. Quando lo accompagnano in Questura, raccontano i responsabili della Mobile, l'uomo è ancora strafottente: “Tanto tra due ore sono a casa”, ripete. Più tardi, però, ha perso molta dalla sua baldanza, rendendosi conto della gravità della situazione e del fatto che, se violerà il divieto, per lui scatteranno l'arresto e misure ben più severe.
Ai nostri microfoni, le parole di Enrico Biasutti, dirigente della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Treviso.