Lo stesso triste destino del padre adottivo, "Nonno Astorre", morto nel 2011
PER I FUNERALI DI GIANNI VECCHIATI NESSUNO SI È ANCORA FATTO AVANTI
Nessuno ha contattato il Comune che dovrà farsi carico delle spese
TREVISO - I servizi sociali del Comune di Treviso stanno eseguendo accertamenti per verificare la presenza di famigliari che possano farsi carico dell'organizzazione e delle spese dei funerali di Gianni Vecchiati, il 60enne trovato morto ieri nel suo appartamento in vicolo Caposile. La morte dell'uomo risaliva, stando agli accertamenti della polizia, ad almeno due mesi or sono. Nel caso nessuno si faccia avanti, Ca' Sugana, come da prassi, garantirà un dignitoso rito funebre al 60enne, figlio adottivo di Astorre Vecchiati, morto nel dicembre 2011 all'età di 98 anni. La salma di "Nonno Astorre" (nella foto in basso), questo il nomignolo con cui tutti lo ricordano, rimase presso l'obitorio per mesi, fino a febbraio: nessuno si era fatto avanti per farsi carico delle spese per i funerali. A sbloccare la situazione, anche in quel frangente, fu il Comune di Treviso.
Zaia: "Non doveva accadere".“Il tragico epilogo dell’esistenza di Giovanni Vecchiati, trovato morto in casa dopo due mesi, lascia l’amaro in bocca. Era figlio adottivo di Astorre, il mendicante morto due anni fa che tutta Treviso aveva imparato a conoscere. Una triste storia di solitudine che accomuna padre e figlio ma che non giustifica il fatto che nel terzo millennio si possa morire senza che qualcuno se ne accorga. Almeno serva a farci riflettere”. E’ il commento del presidente della Regione Luca Zaia al ritrovamento di Giovanni Vecchiati, deceduto da diverse settimane nel suo alloggio a Treviso ma di cui nessuno aveva segnalato la scomparsa. “Una cosa del genere non dovrebbe avvenire – continua Zaia – e ci richiama a recuperare valori importanti come l’attenzione verso gli altri, gli amici, i vicini, il nostro microcosmo quotidiano. Nell’era del digitale in cui si fa tutto con lo smartphone o il tablet, ci si procurano centinaia di “amicizie” sui social network senza conoscere effettivamente nessuno, ci si scambia migliaia di messaggini senza il calore di una parola amica, forse sarebbe il caso di fermarsi un attimo a riflettere e guardarsi attorno. La realtà che ci circonda è fatta di persone e non di tecnologia e dispositivi anonimi. “In evenienze come questa – conclude Zaia – ci rendiamo conto di quello che significa veramente e di quanto faccia nella nostra società il volontariato nei confronti delle persone in difficoltà. La nostra è una regione dove un cittadino su 5 fa volontariato: regala tempo e denaro a chi ha bisogno. Ma spesso basta anche un piccolo gesto, come bussare alla porta del vicino per vedere come sta, per farci sentire tutti un po’ meglio e meno soli”.