Pesantissima l'ipotesi di condanna del pm a carico di un 30enne trevigiano
TORNA A CASA UBRIACO E STUPRA LA MOGLIE: CHIESTI 4 ANNI E 4 MESI
L'uomo è accusato di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia
TREVISO – (gp) Quattro anni e quattro mesi di reclusione. Questa la pesantissima richiesta di condanna formulata dal pm Massimo De Bortoli nei confronti di un 30enne, residente nell'hinterland trevigiano, finito di fronte al gup Bruno Casciarri per rispondere delle accuse di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. A trascinarlo in aula è stata la moglie, che si è costituita parte civile a processo. Tra i due è anche in corso una causa di separazione. L'uomo, nel corso della precedente udienza, aveva chiesto e ottenuto di essere giudicato con rito abbreviato (che in caso di condanna permette lo sconto di un terzo della pena), subordinato però alle audizioni di due testimoni: una psicologa esperta in consulenze matrimoniali e un collega di lavoro dell'imputato. Entrambi sono stati ascoltati in aula ma la posizione della Procura, anche a fronte delle due testimonianze, è rimasta la stessa. Stando a quanto sostenuto dagli inquirenti, l'episodio più grave si sarebbe verificato all'inizio del 2013. L'imputato avrebbe fatto rientro a casa completamente ubriaco e avrebbe costretto la coniuge a subire un rapporto sessuale. Lei si sarebbe rifugiata in bagno dopo l'amplesso e l'uomo l'avrebbe raggiunta e stuprata una seconda volta. Lasciati sfogare gli istinti del marito, avrebbe poi trovato rifugio dai vicini di casa denunciando il fatto alle autorità. Una volta scattata l'inchiesta sarebbero emersi altri particolari burrascosi della loro vita di coppia, tanto da portare alla seconda contestazione, ovvero quella dei maltrattamenti. Una vicenda però poco chiara secondo la difesa che sostiene che i fatti, così come raccontati dalla presunta vittima, non si siano mai verificati. Secondo una relazione depositata dai difensori, la convivenza sarebbe stata comunque burrascosa ma il movente non sarebbe la gelosia, ma un’instabilità caratteriale-psicologica che, unita all’abuso di alcol, avrebbero trasformato l'uomo in un "aguzzino patologico".