A memoria di inquirenti e legali il "getto pericoloso di cose" non era mai finito in aula
TIRANO UNA SECCHIATA D'ACQUA ALL'INQUILINA: IN DUE A PROCESSO
Entrambi si sono opposti a un decreto penale da 3.750 euro
TREVISO – (gp) Tra loro non era mai corso buon sangue: le querele infatti si sono sprecate. Ma quell'impossibilità di instaurare una convivenza civile in condominio si è trasformata in un procedimento penale che finora non era mai entrato in un'aula di tribunale a Treviso.
Sotto accusa ci sono un 72enne e un 41enne trevigiano, rei secondo la Procura di aver gettato dal proprio balcone una secchiata d'acqua addosso all'inquilina dell'appartamento sottostante. La donna presentò denuncia per stalking (visto che gli episodi di “molestie” sarebbero stati vari nel corso del tempo), ma gli inquirenti hanno derubricato il reato spiccando un decreto penale di condanna da 3.750 euro di ammenda in sostituzione di 15 giorni di arresto. Entrambi hanno deciso di presentare opposizione, finendo così a processo.
Il reato contestato, a memoria sia degli inquirenti che dei legali che ogni giorno varcano la soglia del palazzo di giustizia di via Verdi, non si era infatti mai visto iscritto a ruolo. La violazione del codice penale riguarda l'articolo 674: getto pericoloso di cose. Un reato che prevede al massimo una pena di un mese di arresto e un'ammenda di 206 euro. Ma si tratta comunque di una fattispecie di reato che, pur avendo una punizione blanda, rappresenta in ogni caso una macchia sulla fedina penale ed è prevista e punita dal codice penale anche se non si verificano danni concreti.
Molti non sanno infatti che lanciare mozziconi di sigarette o gomme da masticare dal proprio balcone, far sgocciolare acqua o detersivi vari verso luoghi pubblici, aperti al pubblico o privati, possono essere comportamenti punibili con sanzioni penali. Anche avere un rapporto contrastato con la pulizia del proprio appartamento può portare, in casi estremi, ad avere qualche inconveniente con la legge.