Indagini chiuse per Vito Carlet, Massimo Corbanese e Massimo Bin
MORTO IN CANTIERE: IN TRE VERSO IL PROCESSO
Tutti e tre sono chiamati a rispondere di omicidio colposo
FREGONA – (gp) Sono tre le persone che dovranno rispondere del reato di omicidio colposo per la morte di Ottavio Milanese, l'idraulico di Gaiarine morto dopo due giorni di agonia all'ospedale Ca' Foncello di Treviso in seguito a un incidente sul lavoro avvenuto in un cantiere a Fregona. Si tratta di Vito Carlet, legale rappresentante della “F.lli Carlet Valerio e Vito”, di Massimo Corbanese, legale rappresentante della “Corbanese Impianti srl”, e di Massimo Bin, coordinatore della sicurezza nel cantiere di via dell'industria dove si è verificato l'infortunio mortale.
Era il 13 febbraio scorso quando la vittima, titolare della ditta “Idraulica”, mentre stava effettuando dei lavori di sistemazione dell'impianto antincendio dello stabilimento “Margherita”, impresa che produce pizze e snack congelati, è scivolato all'interno di uno scavo effettuato per per l'installazione di una cisterna sotterranea e uno dei pali in ferro conficcati nel terreno gli ha trapassato l'occhio sinistro penetrando nel cranio. L'uomo, subito soccorso, venne trasportato d'urgenza all'ospedale Ca' Foncello di Treviso in condizioni disperate. Dopo meno di 48 ore dall'infortunio, l'artigiano morì per le tremende ferite riportate nella caduta.
Informata dell'accaduto, la Procura di Treviso ha aperto un fascicolo per omicidio colposo per verificare l'esatta dinamica dell'incidente e stabilire le eventuali responsabilità. A distanza di sei mesi dai fatti, il pm Valeria Sanzari, titolare delle indagini, ha ritenuto di dover perseguire i tre indagati. Vito Carlet, titolare del cantiere e della società appaltatrice di tutte le opere edili, per gli inquirenti avrebbe omesso di verificare le condizioni di sicurezza dei lavori affidati a terzi e l'applicazione delle disposizioni e delle prescrizioni del piano di sicurezza e coordinamento.
Assieme a Massimo Corbanese, è anche accusato di non aver predisposto gli adeguati strumenti di sicurezza nell'esecuzione dei lavori di scavo prodromici alla posa della cisterna (non ci sarebbe stato un normale parapetto e una tavola fermapiede, e non ci sarebbero state nemmeno delle sbarre per impedire la caduta di persone). Massimo Bin è invece accusato di non aver verificato l'applicazione da pare delle imprese esecutrici dei lavori e dei lavoratori autonomi presenti in cantiere la correttezza delle procedure di lavoro.