La Rotonda di Badoere nasce come importante mercato settimanale del territorio trevigiano, sviluppatosi nella tenuta del nobile e potente casato veneziano Badoari, divenuti nel tempo Badoer, famiglia che ebbe a fornire ben sette Dogi ad amministrare la Repubblica di Venezia. 

Zeruol di Sopra, era il nome della località nel ‘500, di proprietà dei nobili Badoer. Qui il territorio ci porta ad apprezzare le bellezze della natura, la campagna curata con sapere, la gente ha colto le possibilità di valorizzare la propria esistenza rispettando il bello.

A rendere famosa la cittadina è “La Rotonda”, particolare architettura tra le Ville Venete: un esempio maestoso di barchessa, prezioso segno di riconoscimento  della nobiltà rurale veneta voluta da Angelo Badoer nel ‘700. L’intento del nobile era appunto di dotare la zona di un ampio mercato. Con l’autorizzazione della Serenissima, nel 1689 fece costruire accanto alla Villa l’edificio monumentale composto di due barchesse, una delle quali, dotata di ben 41 portici, sotto ai quali ospitava bottegai e capaci artigiani. L’altra, destinata alle abitazioni dei lavoranti, completa armonicamente la simmetria circolare. Tra i due corpi passa una strada, il complesso è arricchito anche da una chiesetta di poco antecedente (1645), che si presta talvolta a esposizioni d’arte. Affascinanti per architettura e atmosfera, villa e barchesse divennero poi proprietà della famiglia Marcello. Epperò, nel 1920 gli agricoltori ebbero a protestare contro il conte Giuseppe Marcello che sembra non  volesse accettare le imposizioni dei patti agrari, e gli distrussero la villa.

Ha avuto anche la sua stazione ferroviaria Badoere, interessata dal passaggio della Treviso-Ostiglia. Oggi la ferrovia non c’è più, è stata sostituita dalla pista ciclabile, apprezzata dagli appassionati.

D’interesse a Badoere c’è anche l’antica filanda, “la Colombina”, nata nel 1895 come filanda di seta ottenuta dalla lavorazione dei bachi da seta.  La campagna  era ricca di gelsi, con le cui foglie i contadini nutrivano i bachi, per conferirne poi  i bozzoli alla filanda. Erano le famose “filandere”, giovani donne, che provvedevano al lavaggio e alla filatura. Il lavoro consisteva nel rimuovere i filamenti dal bozzolo immerso in acqua calda, aggregarli in modo di formare un filo più consistente, e avvolgerlo con la massima attenzione a formarne una matassa. (Era questa un’occupazione comune nel Veneto, e non solo, in tutte le case degli agricoltori dell’epoca, che beneficiavano così di qualche introito in più) e che durò fino alla fine della seconda guerra mondiale. Le matasse passavano poi alla tessitura. La “Colombina“ dovette in seguito aggiornare l’azienda con la tessitura della lana, non potendo più sostenere i costi per la concorrenza nei prezzi della materia prima proveniente dall’oriente, e dall’introduzione del nylon che costava un quinto della seta. Dappertutto in Italia la produzione subì un crollo repentino. La filanda si può visitare, vedere le attrezzature, i macchinari, considerati ormai archeologia industriale.

Altra chicca è un prodotto famoso, l’Asparago IGP di Badoere. La crisi dovuta al tramonto dell’industria serica, produsse interesse nella coltivazione degli asparagi. L’allevamento del baco richiedeva molto impegno nella stagione primaverile; cessato questo, si resero disponibili braccia per altro fare. Ecco, l’asparago, che trova in questo territorio terreno di elezione.

L’origine della coltivazione del turione nel Veneto sembra risalire al tempo dei Romani, che trovarono qui il giusto terreno ricco e soffice, bagnato da acque mai gelide.

L’Asparago di Badoere IGP soggiace ad un vincolante disciplinare di produzione. Dalla data della semina, per un sano accrescimento deve rimanere in sito per almeno 18 mesi. Viene prodotto in bianco e in verde. La coltivazione degli asparagi bianchi è più recente, mentre quella degli asparagi verdi, è conosciuta da tempi antichissimi. Il bianco è caratterizzato da turione diritto, molto tenero, di colore bianco-rosato, privo di fibrosità. Il verde è di colore intenso con sfumature violacee, di consistenza tenera e aromatico, e può avere una lieve deviazione nella parte apicale.

D’interesse sono anche i dintorni di Badoere, che fa parte del Parco Naturale del fiume Sile: 

-Oasi Cervara – a Santa Cristina di Quinto di Treviso, il cuore del Parco, che tutela questo ambiente saturo di  bellezze naturali. Sono 25 ettari di palude. È un biotopo di grande valore foto naturalistico, al cui interno si possono osservare numerose polle di risorgiva, che alimentano  foto ulteriormente il Sile. È zona protetta a difesa della flora spontanea, e per il rifugio degli animali che vivono allo stato selvatico,

alcuni dei quali, particolarmente seguiti non temono l’uomo, e si fanno avvicinare. Le cicogne hanno eletto qui loro habitat, sulle strutture più alte si possono vedere i nidi.

Guide naturalistiche organizzano visite guidate alla Palude di Cervara e alle Sorgenti del Sile.

-La via dei mulini – è il percorso naturalistico che copre un tratto del Gira-Sile, l’itinerario collocato sull’antico Palù (la strada verde che abbraccia le sponde del fiume di risorgiva più lungo d’Europa). Passa accanto a mulini e abitazioni signorili, per concludersi a Villa Letizia, di stile neogotico con apporti Liberty,

edificio settecentesco con bellissimo giardino, che ospita la sede amministrativa dell’ente Parco, e rafforza la sua visibilità per la pratica di attività fisica con cui l’apprezzatissima maestra Carla Povellato intrattiene la popolazione locale, a vantaggio della buona vita. Tra le ville che si incontrano, di particolare interesse la seicentesca Villa Memo Giordani Valeri, splendida villa veneta, che ha però subìto un restauro un po’ snaturante le caratteristiche originarie. Tutte queste ville godono del particolare scenario che va a crearsi tra i loro parchi e il fiume. Bello!              Paolo Pilla