Il Golf in città. Sabato 7 la città di Trieste è stata invasa dai golfisti, che hanno potuto curare il loro gioco godendo delle piazze e vie di Trieste. Quando mi reco in quella città, per la fretta che oggi abbiamo tutti, pongo troppo poca attenzione a osservare gli angoli belli. L’evento ci portava nei posti storici, mi ha aiutato ad approfondirne la conoscenza.

La manifestazione “South West greens Central Europe in City Golf” ha luogo ormai da qualche tempo, sono stato felice di aver partecipato. Quest’anno era di più largo respiro, oltre che da golfisti italiani, la compagine era composta da giocatori provenienti da Austria, Germania, Slovenia, Croazia, Svizzera. Due i momenti di particolare attrazione per i passanti: i giocatori della specialità Hickory con attrezzatura e vesti in uso cent’anni fa, e il cantante Mal dei Primitives che, gentile e sorridente, ha aderito alle frequenti richieste di selfie.
Ad ogni team era dedicato uno studente del liceo Da Vinci, che attento e gentile ci faceva strada.
Erano nove i luoghi in cui erano piazzate le postazioni, un totale di 18 buche. Per chi non conosce il Golf, si dicono buche i tratti che si devono far percorrere alla pallina per raggiungere la meta. Una simpatica goliardata per quanto riguarda il Golf, ma interessante per far conoscenza con le vie e le piazze di Trieste, quella bellissima città. I colpi che ci accingevamo a fare per raggiungere il green, erano con obiettivi diversi, sempre impegnativi. Ma ecco il racconto della giornata:

Ormeggiata la goletta “Kamala” al Molo Audace, abbiamo consumato un pasto frugale. A condurre la bella barca a vela era Giancarlo, che ne è in parte proprietario perchè socio della ditta Xlamitalia, azienda che costruisce case in legno con sistema antisismico; una di queste villette è alla buca uno del Golf Cà della Nave.
Pranzato allegramente in otto, ci siamo poi recati al Caffè degli Specchi in piazza Unità d’Italia, dov’era allestita la club house per la partita. Lì ci aspettava una lunga tavolata imbandita con tante leccornie, messaci a disposizione con classe proprio sugli specchi. Si è poi proceduto al riconoscimento, al ritiro dei gadget e delle istruzioni sulle regole per il gioco, l’assegnazione della piazza di partenza di ogni team. Erano 18 le buche, come la classica partita di Golf. Al mio team, composto oltre che da me da Agostino, Elio, e Giancarlo, è toccato partire dalla quattro, il Teatro Verdi. E’ stato, come dire, un privilegio considerato che la postazione era vicina, e che avremmo ultimato il giro con le tre buche finali in Piazza Unità d’Italia. Alle 15 la partenza shot-gun, la nostra postazione di tiro è stata da una terrazza del Teatro,

con il green posizionato sulla sottostante via. Vincitore chi avesse raggiunto il bersaglio posto ai piedi di un importante palazzo, il Tergesteo.
Va subito chiarito che le palline non erano le classiche di una partita di Golf: se avessimo colpito un passante con quelle, ci sarebbero stati problemi, queste erano di gomma piuma, quindi no rischi. Era solo opportuno per il giocatore far veloce conoscenza con il loro comportamento alla reazione del colpo, e alla capacità di resistenza al vento, che non è mai mancato. Ogni buca riservava cose interessanti, in molte, conclusa la buca, era punto di ristoro. Ma ecco il racconto di qualche tappa:
- alla Cinque dovevamo riuscire a entrare dentro in una tra la serie di scarpe alloggiate sul green.
- a Ponterosso abbiamo fatto i colpi dal fasciame di coperta di una Passera,

tipica della laguna di Grado, verso il green ubicato sulla via;
- al Double Tree by Hilton il putt giocato con una pallina ovale, l’Egg-Putt;
- in piazza Borsa il tiro al piattello;
- in piazza Cavana c’era da metter la pallia dentro alla botte
- all’Arco Romano del primo secolo a.C. costruito come porta d’ingresso alla città,

il nearest to the Pin permeato di storia.
Abbiamo poi concluso il giro con le tre buche in Piazza Unità d’Italia, in una delle quali si trattava di

mandare la palla dentro a un Porsche 911.
Il mio team ha terminato alle 20.00 come da programma, ma per la chiusura definitiva di tutti i 72 giocatori c’è voluta ancora mezz’ora. Ho approfittato allora per avvicinare l’organizzatore, il signor Kurt, a esternargli il pensiero avuto nell’affrontare il percorso, e complimentarmi con lui. Era riuscito a predisporre un evento che avevo pensato bello, ma non di tale portata. E’ stata una manifestazione ricca e raffinata, di cui ne ha tratto beneficio tanto la città, anche se non ne ha minimamente bisogno, e naturalmente la disciplina del Golf.
La ricca cena consumata comodi su quella PIAZZA (maiuscolo) è durata a lungo; dalla poltroncina del Caffè agli Specchi mi son goduto lo stare fino a mezzanotte, al cospetto di quello scenario: i palazzi illuminati che contornano la piazza. Non so se son riuscito a trasmettere per intero la bellezza dell’evento, ma assicuro che a un tratto ho anche sentito un applauso, era di Franz Joseph. Paolo Pilla
