Cittadina dell’alta pianura trevigiana posta ai piedi dei colli asolani, Altivole poggia su terreni fertili, per aver beneficiato dell’intervento di quel grande che fu Frate Giovanni Giocondo da Verona, il ben noto fra Giocondo, inviato dalla Serenissima per mettere al sicuro il territorio, (vedi la città di Treviso come emblema). Ad Altivole ideò il complesso sistema per lo scolo delle acque, indispensabili per la difesa e per irrigare i terreni agricoli che ne difettavano. La sua posizione è panoramica, beneficia dello scenario delle Prealpi bellunesi e delle colline asolane. Oltre al capoluogo, il Comune di Altivole dispone di due frazioni: Caselle e San Vito. Proprio attorno al paese di Caselle, il cui toponimo scaturisce dalle piccole case di pastori preesistenti, ci cono stati i ritrovamenti di fibule di bronzo tipiche della cultura paleoveneta, che stanno a indicare la presenza dell’uomo fin da tempi remoti, almeno dei Venetici. Massiccio poi e interessante il periodo romano, per il graticolato stradale e la divisione dei poderi nel modo della centuriazione, di cui sono ancora visibili le tracce.

  Alla fina del ‘300 venne il tempo della Repubblica di Venezia, i patrizi veneziani si dedicarono alla costruzione delle ville venete, ad Altivole ne esistono almeno cinque. C’è poi il monumento più stimolante, il Barco,

“luogo recintato”, legato a Caterina Cornaro regina di Cipro, Gerusalemme e Armenia. Era costei di nobile casato, una famiglie patrizia tra le più facoltose della Repubblica di Venezia. Nel 1468, quattordicenne, si maritò per procura con il re di Cipro, divenne regina consorte. Regnò 15 anni  regina, nel 1589 abdicò, cedette l’isola alla Serenissima, che la gratificò dandole in dono il territorio di Asolo con anche il castello. È stata un personaggio attivo, ad Altivole fece costruire un complesso di grandi dimensioni, oggi un po’ misterioso, conosciuto all’epoca come “luogo degno di un re di Francia”. Concepì quel monumento storico e di spessore architettonico, abitazione-fortezza, progettato attorno a tre cinte murarie con giardini e peschiera. Altivole, sarà la sua residenza estiva e sede di feste e ricevimenti. Del meraviglioso complesso, a essersi salvata è solamente una lunga barchessa, che fungeva anche di alloggio per i soldati. È rappresentata da tre parti a diverso utilizzo, fisicamente unite. La parte che guarda mezzogiorno, la maggiore, è di tipicità rurale veneta, con accanto un fabbricato più piccolo bello, con archi a tutto sesto. La parte centrale comprende la Loggia che mostra cinque arcate a tutto sesto e colonne ioniche, elegante. A nord si conclude con la cappella gentilizia. Lungo tutto il fronte esterno sono ancora presenti i decori cinquecenteschi a fresco, di scene leggendarie. Più volte oggetto di pulizia e consolidamento agli affreschi sono state integrate le porzioni mancanti. L’edificio nobile non esiste più, è andato interamente distrutto e abbandonato, quello che rimane è appunto una barchessa, il Barco che ho descritto, di grande valore paesaggistico, dedicata maggiormente alla gestione agricola.  È unico a ricordare lo splendore della corte della regina. I disegni progettuali della villa risalenti al ‘600 sono presenti nel Museo Civico di Asolo. Trent’anni fa furono svolte indagini da parte della Fondazione Benetton, rimangono alcune incertezze.

  Il periodo in cui visse Caterina Cornaro rappresentò il momento di maggior prestigio dell’edificio, nonostante l’aver subito distruzioni da parte dei soldati della Lega di Cambrai. Fu punto d’incontro di molti uomini di cultura: vi soggiornarono il cardinale Pietro Bembo che scrisse il trattato delle Prose della volgar lingua, e gli “Asolani” un trattato in prosa dedicato a Lucrezia Borgia; ci fu là anche Angelo Beolco detto il Ruzante, scrittore, drammaturgo, attore.

  Famose personalità hanno dato lustro di recente alla cultura del territorio. Uno per tutti, pensiamo all’architetto Carlo Scarpa, che a San Vito di Altivole ha concepito un monumento di

grande prestigio, la celeberrima Tomba Brion, opera originale e complessa, che merita una visita. Voluto dalla famiglia come  scultura commemorativa a esternare il lutto, si è concretizzato per darne fruizione alla collettività intera. Il monumento, donato al FAI da Ennio e Donatella Brion, è visitato da migliaia di persone, che ogni anno vi si recano, provenienti da tutto il mondo, persino Cina, Giappone, e Stati Uniti.

  A Caselle c’è la settecentesca chiesa di San Michele Arcangelo, edificata su progetto di Francesco Maria Preti, è in stile neoclassico ad unica navata. Sulla cantoria è presente un pregiato organo a canne, raro, costruito nel ‘700 dal celebre organaro Antonio Barbini. Destinato inizialmente alla chiesa S. Maria dei Servi a Venezia, fu in seguito acquistato dalle genti  di Caselle. Con quell’organo si eseguono cicli di concerti, riservati ai più prestigiosi organisti su scala mondiale. La torre campanaria a lato, ha 5 campane dal suono in grado di fare anch’esse concerto.

  Va detto ancora che Altivole ha dato i natali a Pier Miranda Ferraro, importante tenore della grande lirica, famoso nel mondo per l’interpretazione di Otello in numerose recite, e le incisioni fatte con Maria Callas. Al grande tenore è dedicato l’Auditorium Comunale.

  Cultura e arte trovano fusione con l’eccellente cucina, che vuol deliziare il palato con le eccellenze eno-gastronomiche tipiche della cucina della Marca Trevigiana. Rinomati sono gli gnocchi alla Colombera, fatti con le patate di Altivole e conditi con il ragù di anatra, la zuppa di Fagiolo Borlotto Nano di Levada, la Trippa alla Tovenese preparata con trippa, verdure e spezie, e soprattutto lo Spiedo d’Alta Marca, carni locali cotte lentamente allo spiedo, e i funghi.