È in gran parte pianeggiante, il modesto rilievo è la naturale prosecuzione del Montello,

tanto che l’altura vien chiamata Montelletto. Scarso di corsi d’acqua, provvede al fabbisogno idrico del territorio un canale che a Pederobba si dirama dalla Brentella. Pressoché come tutti i luoghi abitati del Veneto anche Caerano ha origini antiche. Lo si evince dai ritrovamenti avvenuti in località Le Rive: oggetti in terracotta, risalenti all’uomo di Neanderthal. Nel periodo romano la zona, spartana, era sottoposta al Castrum di Montebelluna, il museo di Treviso conserva il sarcofago di uno schiavo greco e della sua compagna che aveva conquistato la libertà (un liberto).
È un atto notarile del 1148 il primo a far menzione di villa de Cairano supra ripam, per uno scambio di proprietà tra il Vescovo di Treviso Gregorio e il Canonico locale Lodovico. Non è chiara l’origine della prima parte del toponimo, mentre è attendibile quella della seconda, che va riferita alla cappella San Marco, edificata nel 1297, che completò il nome con R.D. del 1872. Come per Montebelluna, Caerano fu terra di conquista degli Ezzelini, poi degli Scaligeri, da cui riuscirono però a liberarsi. Fu il tempo infine della Serenissima, si ribellarono anche ad essa, caso unico, pensando di rappresentare ancora terra di conquista. Durò tre anni la belligeranza, finché fu chiara la convenienza ad essere sotto la bandiera di San Marco, e quelle terre trovarono la pace.
Un’opera importante, di capitale importanza per la vita e l’economia, fu la Brentella, eseguita nel ‘400. La città di Treviso avanzò richiesta al Senato veneziano per voce dei due savi Foscari e Bembo, al fine di migliorare la situazione irrigua della parte siccitosa del territorio trevisano. “poiché con questa comodità delle acque, molte famiglie vi si ridurranno ad abitare e le campagne sterili ed incolte facilmente ridurranno a facilità di biade, di vini, di strami e di bestiami”.
Fu fatto un lungo scavo che da Fener segue il corso del Piave fino a superare Crocetta del Montello, dove l’acqua deviata si separa in due canali, il maggiore porta l’acqua a Caerano. Serve in seguito Montebelluna, per poi dividersi in canali di minor portata. La Brentella poté anche godere della competenza di fra Giocondo, che nel ‘500 la migliorò potenziandola; ancora oggi svolge un ruolo importante, con le centrali elettriche. Per completezza va detto che il secondo canale, il minore, scorre rasente la parte sud del Montello, e va ad implementare il canale della Vittoria. La Brentella fu il toccasana per Caerano, che divenne più ricca: nacquero mulini, fucine, opifici. La solcatura delle “seriole” rese i terreni fertili migliorando l’agricoltura, fu usata l’acqua per creare energia, che nel ‘900 servì per l’illuminazione delle città di Treviso, Mestre e Padova. E ancora, la bachicoltura “l’edifizio da seda” presentato con entusiasmo al Doge dal podestà Pisani.
L’appartenenza a Venezia, dapprima osteggiata, fu di grande importanza per Caerano, è ad essa il merito di aver fatto crescere in ricchezza la zona.
Il lungo periodo di prosperità fu interrotto dalla guerra con la Lega di Cambrai, coalizione militare contro la Repubblica di Venezia, per Caerano decisamente funesta.
Alla caduta della Serenissima nel 1797, seguì l’alternarsi degli Austriaci e dei Francesi.
Arriviamo al 1866, un episodio fa capire il carattere e la determinazione dei caeranesi: durante il plebiscito detto delle province venete e di Mantova, quattro contadini dileggiarono il tricolore.
Come ben si sa, quel plebiscito fu un evento critico nella storia del Veneto: dopo aver lottato per l’indipendenza, si trovò nelle mani dell’Austria, poi della Francia, che lo passò infine a Vittorio Emanuele II. Se alcuni vedevano volentieri l’unificazione, altri lo consideravano un’imposizione.
Nel 1864 il Veneto era uno stato autonomo facente parte dell’impero asburgico, e per il popolo andava bene così. A seguito della Pace di Vienna del 3 ottobre 1866, le cose si erano complicate, il Veneto fu mercanteggiato. Semplificando, in vari passaggi il Veneto fu sballottato da un potente all’altro, per poi essere consegnato a Vittorio Emanuele II.
Il plebiscito per l’unificazione all’Italia non fu certo un esempio di chiarezza, fu senza un minimo di riservatezza. In una sua commedia il Pittarini dipinge lo svolgersi delle elezioni comunali in campagna. Ecco il colloquio intercorso tra due contadini:
-Ciò, chi ghetu metesto ti sule schede?
-Mi gnente, me le ga consegnà el cursore scrite e tuto
-E anca mi istesso, manco faiga!
-Manco secade!
Fu in questo contesto che a Caerano, quattro contadini più emancipati offesero il tricolore.
Nel 1928 Caerano perse la sua sovranità comunale, divenne frazione di Montebelluna. Ma non durò molto, poco più di vent’anni, nel 1946 tornò a essere una delle municipalità di Treviso.
Tra i monumenti, importanti c’è
-la chiesa di San Marco Evangelista, la cui costruzione ebbe inizio nel ‘600. La facciata impreziosita da colonne doriche che reggono un elegante timpano, è attribuita a Giordano Riccati da Castelfranco, sono di particolare discrezione le sue proporzioni. All’interno opere di Giambattista Canal, e un pregiato organo del ‘700. È bella anche la canonica, conserva stucchi del ‘700.
-la cinquecentesca Villa Benzi Zecchini, dalla facciata di stile composito, ariosa e ingentilita dalle molte finestre, oggi proprietà comunale, trasformata in teatro e in centro culturale.
-Villa Di Rovero già Forcellini, anch’essa del ‘500, ha la facciata con il frontone sostenuto da pilastri, che sormonta una suggestiva trifora. L’ente Ville Venete ha sostenuto il restauro degli affreschi interni attribuibili alla scuola del Veronese, risanati, quindi godibili, raffiguranti scenari rurali, e di particolare interesse gli scudi gentilizi. Paolo Pilla
