
È Comune piccolo, non arriva a 2000 abitanti, è bagnato dalle acque del Piave nel suo tratto occidentale. Al momento di dare il nome al sito, venne scelto l’aspetto sicurezza del luogo: era facilmente difendibile da attacchi dei vicini, e da ciò, “securum” per Segusino.
La parte nota della sua storia risale al 983, allorquando il vescovo di Vicenza Rodolfo ebbe a darlo in dote ad un monastero vicentino, perché avesse a riprendersi dalle devastazioni dagli Ungari. Due secoli dopo si tornò a parlarne, come fortezza prossima a Valdobbiadene, il castello di Mirabello, di cui oggi non rimangono che poche tracce, qualche testimonianza scritta, come una pergamena del 1192. Notizie di maggior chiarezza si hanno a metà del ‘300, quando entra a far parte della Serenissima come feudo dei Collalto. Del castello oggi non resta che qualche traccia, e una pergamena risalente al 1192.
Nel 2001 si scopre il sito archeologico sulla cima del monte Doc, gli utensili rinvenuti che erano serviti per la caccia e la lavorazione del legname, indicano esserci stata la presenza dell’uomo, a far parte dell’epoca di Neanderthal. Oltre a quanto rinvenuto nel sito, è stata possibile la datazione con l’analisi al radiocarbonio.
Nel ‘300 il territorio fu feudo dei Collalto; nel 1866, con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, Segusino poté avere piena autonomia, ma non poteva offrire grandi possibilità di lavoro: conobbe una massiccia emigrazione verso il Messico, la “Emigración véneta en México”, di forma coloniale. Si trattò dell’intesa fra agricoltori taliani di aderire al movimento (Porfiriato) promosso dal dittatore Porfirio Diaz, che favori la fondazione di sei colonie italiane. I Segusini furono della partita, gettarono le fondamenta a Chipilo (Puebla), e lì si arrivò a comunicare in lingua veneta. Per amore della loro terra d’origine fu posta infatti molta attenzione a custodire la lingua e la cultura. Ancora oggi ci sono laggiù persone che capiscono il veneto, e lo ascoltano con piacere. Il legame è rimasto a tener vivo il ricordo, e nel 1982 si costituì il gemellaggio tra Segusino e Chipilo.
Sono due le frazioni che sorreggono Segusino: Stramare e Milies. La prima, è la più piccola, ma vivace, è nata nel ‘600 a dar rifugio alle popolazioni provenienti dall’Istria. Pochi ma leali, gli abitanti offrirono le loro risorse. La quantità sparuta di popolazione ebbe profitto dal produrre carbone, che permetteva qualche guadagno rivendendolo. Oggi gli stanziali nella frazione sono ancora in numero minore, quasi niente, la borgata è frequentata d’estate da qualche proprietario per godere del fresco e della pace, e da sparuti villeggianti. Ma l’atmosfera del borgo di Stramare è magica. Qui è tutto bello, piccole le porte delle case, le finestre, la piazzetta, con la bella fontana del XII sec fatta di un unico blocco di pietra proveniente dalla Val di Non. Piccola è anche la porta della chiesetta. Il tutto è ben reso dalle strofe del “poeta della montagna” Pino Verri:
“Ceseta, perla incastonada chiesetta, perla incastonata
Al Santo dei moros dedicada. dedicata al Santo dei fidanzati.
Tonda, cea e bassa Rotonda, piccola e bassa
Che n’dar entro anca el ceo se sbasa” per entrare anche una persona piccola si abbassa
Di magia il luogo si riempie il 14 febbraio, San Valentino patrono, e anche a Natale: le vecchie case riaprono, c’è la banda, il coro, il borgo si rianima accanto alla chiesetta rotonda, ed è festa grande. Vengono anche organizzate visite guidate.
La frazione di Milies è quella posta più in alto, a 680 m, ed è la più grande. Pittoresche le sue minuscole vie, e la chiesetta di Santa Maria Ausiliatrice, orgoglio degli Alpini. Sotto il timpano, una statuetta in pietra del XII sec, al suo interno antichi dipinti. C’è poi l’antica chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, un tempo sede di eremiti, i Romit; l’Oratorio di S. Barnaba, chiamato la “ceseta del Diolet”, per il fatto che nella pala d’altare è ritratto un diavoletto seduto.

C’è qui una leggenda che parla del Mažarol, un folletto con tratti caprini, che gira nel bosco in veste rossa e cappello a punta: il diavoletto attende i passanti per far loro dispetti, in particolare farli deviare dal retto cammino. Nel sostegno della Regione Veneto, attraverso la Veneto Film Commission e il patrocinio del Ministero della Cultura e delle Dolomiti Bellunesi, è stato girato un cortometraggio sul Mažarol tra i boschi del Cansiglio e il Comune di Sospirolo, molto apprezzato.
Passa per Milies il sentiero E7, percorso europeo a lunga distanza, che da Lisbona, attraversando la Spagna, i Pirenei, la Costa Azzurra, l’Adige e il Grappa, tocca Milies per poi proseguire fino a destino, in Romania. È in progetto di farlo arrivare fino all’Ucraina. D’interesse a Milies c’è anche la gara di sci alpinismo a coppie, organizzata dallo sci club di Valdobbiadene.
Accanto malga Molvine, si alza un grande frassino, il Fraxinus excelsior, alto più di 20 m, e con una circonferenza di 4, sorvegliato e assistito dalla guardia forestale. Uno spettacolo è la fioritura dei narcisi, che a giugno imbiancano i pascoli del monte Zogo. Paolo Pilla