Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso hanno concluso una delicata operazione che ha permesso di sequestrare un laboratorio tessile, gestito in condizioni di assoluto degrado e con diversi fattori di pericolo per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Nel corso dell’intervento, i finanzieri del Gruppo Treviso hanno anche posto i sigilli a 10 quintali di scarti tessili, disseminati in ogni angolo dei locali aziendali (inclusi i locali caldaia e servizi igienici), inoltre a 45 macchinari per la lavorazione dei capi d’abbigliamento: tagliacuci, travettatrici, banchi da stiro e da lavoro.
Il laboratorio, delle dimensioni di circa 130 metri quadri distribuiti su due livelli, era ubicato nel comune di Breda di Piave, privo di aerazione e uscite di sicurezza, carente degli elementari requisiti igienico-sanitari e dotato di impianti elettrici non a norma.
Il titolare della ditta, che produce per imprese locali, non è stato in grado di esibire ai finanzieri documenti attestanti il rispetto delle normative in materia di sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, gestione delle emergenze e smaltimento dei rifiuti.
I dipendenti, stranieri come il loro datore di lavoro, sono stati rintracciati negli immobili immediatamente adiacenti, anch’essi tenuti in stato di degrado, circostanza questa che ha permesso di ipotizzare anche lo sfruttamento dei lavoratori.
L’amministratore della ditta è stato segnalato alla Procura della Repubblica di Treviso, oltre che per la violazione delle norme sulla prevenzione dei rischi nei luoghi di lavoro, anche per il reato di caporalato.
La ricostruzione delle aziende che nel tempo hanno gestito il laboratorio tessile in sequestro ha permesso di appurare che, prima dell’attuale ditta, costituita nel dicembre 2021, a occuparsi delle produzioni tessili sono state altre cinque imprese che, a partire dal 2011, si sono succedute con scadenza di ogni 2/3 anni, dopo aver maturato rilevanti debiti con il Fisco.
Vere e proprie imprese “Apri e chiudi” che, dopo essere divenute insolventi con l’Amministrazione Finanziaria, hanno trasferito personale e macchinari nella successiva impresa costituita “ad hoc”, che ha continuato a operare sempre nello stesso luogo, con gli stessi clienti e fornitori, ma cambiando solo il nome della ditta e la partita IVA.
Significativa la circostanza che le aziende, tutte gestite da cittadini stranieri, abbiano accumulato, in 12 anni, debiti con l’Erario per circa un milione di euro.
Il sequestro d’urgenza, eseguito con il supporto del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco
di Treviso, è stato convalidato dal Tribunale di Treviso sulla base del grave quadro indiziario,
anche in vista degli imminenti interventi dello S.P.I.S.A.L. – ULSS 2 Marca Trevigiana,
dell’A.R.P.A.V. di Treviso, del personale tecnico del comune interessato e del comando
della Polizia Locale.