I reperti mesolitici rinvenuti a Valmareno, e ancor più i paleolitici, e le schegge di bronzo scoperti a Follina, testimoniano con chiarezza che questa terra era abitata fin dalla preistoria. C’è anche motivo di credere che in epoca romana da qui passasse la via Claudia Augusta Altinate, importante arteria costruita da Claudio poco prima del 50 d. C., che metteva in comunicazione Altino con Augsburg (Augusta) in Baviera. Superava in questi pressi il passo di Praderadego, per raggiungere la Valbelluna, regione che abbiamo conosciuto andando a visitare Mel, e proseguire poi per l’attraversamento delle Alpi, là dove c’è ora il Passo Resia. Il feudo della Valmareno, concesso ai vescovi di Ceneda dalla regina longobarda Teodolinda, comprendeva Cison, Follina e Miane.
Oggi Cison di Valmarino, è un Comune della provincia di Treviso, a 261 m s.l.m., al termine della Valsana (la vallata che da Vittorio Veneto si sviluppa fino a Combai, seguendo il corso del Soligo), chiusa a nord dalle Prealpi Bellunesi e a sud dalle Colline Trevigiane.
Sono qui presenti tracce degli insediamenti Paleoveneti, ma anche resti delle imprese belliche del Novecento. È interessante l’origine dei laghi di Revine, specchi d’acqua originati dall’ultima glaciazione (il ghiacciaio del Piave), che ha dato forma alla Valmareno. Grazie all’insieme di torba e argilla il suolo è fertile, vi si producono eccellenti frutta e ortaggi. Dalla ricca cultura contadina, un’eccellenza: il Fasol di Lago, chiamato anche “mama alta”, fagiolo atto a esaltare alcuni piatti tradizionali. Sono tantissime le passeggiate che è possibile fare, nel fresco e nel verde; da non perdere il percorso sulla “via dei Mulini”, che da Cison porta al “Bosco delle Penne Mozze”, superando il villaggio Caprette Mugnai, e il famoso Ponte dei Sassi.
Cison di Valmarino è uno dei borghi più belli d’Italia, visitato da molti turisti. Bandiera arancione dal 2019 conferitagli dal Touring Club Italiano, è parte del “Colline Unesco-patrimonio dell’umanità del Prosecco”. L’origine del nome Cison non è chiara (dal latino taglio), potrebbe significare bosco ceduo, siepe, epperò, in veneto “cesura” è un taglio inteso come piccola porzione di territorio: Ecco, allora, penso proprio che si possa intendere una parte (cesura) della contea di Valmareno. Nel suo primo nucleo, il castello di Cison fu edificato su di una roccaforte frequentata sin dal paleoveneto, per la sua posizione strategica. I Romani innalzarono un castrum, che nel medioevo lasciò il posto a una fortificazione, eretta durante l’invasione degli Ungari. Nel 962 l’imperatore Ottone 1° concesse al vescovo di Ceneda Sicardo le prerogative di Conte, che comprendevano la potestà giudiziale di Valmareno. Anche la fortezza divenne quindi parte del feudo, che i Vescovi di Ceneda accordarono ai vassalli, tra questi l’“avogadore” (magistrato della Repubblica Veneta) conte di Porcia. Seguì la famiglia Colfosco, la cui figlia Sofia, nel XII secolo andò in sposa a Guecellone III da Camino, portando il feudo come dote matrimoniale. I Caminesi, cinsero interamente la fortezza di un’imponente merlatura guelfa, e vi innalzarono la torre di avvistamento e difesa. Non senza alterne vicende, la Serenissima assegnò il governo a un podestà veneziano, il futuro doge Marino Faliero, che dovette combattere l’invasione della lega formata da Carraresi, Scaligeri, Caminesi e Ungheresi.
Nel 1436 la Serenissima assegnò il feudo a Brandolino IV Brandolini da Forlì e al Gattamelata, condottieri di ventura al servizio della Repubblica, meritevoli di aver combattuto per Venezia. Promosso a rango superiore militare, il Gattamelata rinunciò alla sua parte, la cedette per 3000 ducati al Brandolino che vi si insediò stabilmente. Fu così che feudataria di Valmareno rimase la famiglia Brandolini, che godé di un lungo periodo di pace tra il cinquecento e il settecento, garantito dalla Serenissima. I Brandolini poterono trasformare la fortezza in palazzo signorile ad uso della propria famiglia, ispirandosi allo stile delle ville venete. Divenne loro abitazione fino ai giorni nostri, fino al 1959, quando la vendettero ai Salesiani, che ne fecero un seminario. Da costoro l’acquistò nel 1997 Massimo Colomban, imprenditore veneto di S. Lucia di Piave, ideatore di Permasteelisa, che con accurato restauro ha riportato alla luce l’originale bellezza di un luogo in cui per secoli hanno dimorato illustri personaggi. L’antica rocca, è diventata il ben noto Castelbrando, monumento storico nazionale, struttura ricettiva di alto livello.
È giusto qui ricordare che dopo la scoperta dell’America, i veneziani scelsero le colline trevigiane per la loro villeggiatura, dando un po’ alla volta origine alle migliaia di ville venete. Posto tra i pittoreschi borghi di Cison di Valmarino e Follina, con i suoi 2000 anni di storia, Castelbrando, immerso in 50 ettari di Parco con una pista di atterraggio per elicotteri, è uno dei più grandi e antichi castelli d’Europa. Dall’abitato di Cison è possibile prendere l’ascensore che sale obliquo, e porta alla struttura. Numerose aree museali all’interno del castello raccontano la storia, gli usi, costumi e tradizioni delle diverse epoche, dai reperti romani al Settecento.
Il castello sta ora a guardia delle colline del Prosecco, patrimonio UNESCO dell’Umanità’. Sul suo piazzale fa bella mostra un grande cedro “atlantica”, albero monumentale dall’’età stimata di oltre 200 anni, una circonferenza di 5 m., e un’altezza di 30. È consuetudine ormai che a Natale venga addobbato con più di 600 lampadine, che illuminano la vallata sottostante. È l’albero di Natale vivente più grande d’Italia. Paolo Pilla