La famiglia, di origini longobarde, apparteneva a quell’aristocrazia battagliera, che nonostante le tante vicissitudini, non perse mai il suo tratto di nobiltà.

Il primo di cui abbiamo documentazione fu Rambaldo 1° (Rangbaldus), considerato il capostipite della più antica famiglia nobiliare del Trevigiano, guerriero, e attento diplomatico. Nel 959 Rambaldo fu destinatario di un editto promulgato da re Berengario, primo dei tanti meritati riconoscimenti che il casato ricevette. Con quell’atto gli veniva  assegnata la Corte di Lovadina, con alcuni terreni sulla destra del Piave, e il vicino bosco del Montello. Era questo, a quel tempo, territorio strategico a presidio del medio Piave, per i guadi sul fiume a difesa  della Marca Trevigiana, che aveva già subìto le devastazioni provocate dagli Ungari. L’ho cercato procedendo a cavallo, e trovato nascosto sulla riva, quell’antico Porto Fluviale.

Il nobile guerriero Rambaldo, che aveva sposato  la figlia di Berengario, dava sicurezza al monarca: “dilecto fideli nostro, Comes Comitato Tarvisianense”, ne scaturì l’investitura a conte di Treviso, con diploma del 959.

Da quel tempo i Collalto furono i protagonisti di questo territorio, di stretta volontà imperiale.

 Nel 1050 Rambaldo III, per desiderio della madre, trasformò una fortificazione preesistente a Nervesa sul versante del Montello, in un monastero benedettino: l’abbazia di Sant’Eustachio, che passò in seguito alla potestà giudiziale del papa. È nel Cinquecento che Monsignor Giovanni Della Casa, qui ospite della famiglia Collalto, scrive il suo celebre Galateo.

Prima dell’avvento della Serenissima erano due le potenti famiglie, rivali, longobarde. Entrambe  aspiravano ad assumere il potere nel territorio della Marca “zoiosa et amorosa”: i da Camino, e i Collalto; furono questi ultimi, alla fine, a prendere il sopravvento.  

Nel 1312 al casato venne riconfermata l’investitura feudale dall’imperatore Arrigo VII, con la potestà giudiziale sulle contee di Collalto e San Salvatore. Da allora la famiglia non ebbe a dover dar conto ad altri, se non all’autorità imperiale.

Numerosi furono gli artisti che nel ‘500 contribuirono con le loro opere a decorare le proprietà dei Collalto. Tra i maggiori, il Pordenone e Francesco da Milano.

Abolita da Napoleone l’organizzazione feudale, nasce nel 1806 il Comune di San Salvador, e così

l’ex feudo Collalto subisce un declino: da capoluogo diviene frazione del Comune di San Pietro di Feletto, per passare poi sotto l’amministrazione del Comune di Susegana.

Nel primo conflitto mondiale, a seguito della rotta di Caporetto,

il fronte del conflitto viene ad attestarsi sul Piave, il territorio è occupato dall’Austria. L’antico borgo medievale, seppur interamente fortificato, e fin dal Medioevo con fama di inespugnabilità, subisce ugualmente l’attacco delle artiglierie nemiche, che sconvolge il castello di San Salvatore con la rocca, le mura di cinta, le torri di guardia. Parzialmente distrutta fu anche la chiesa di San Giorgio nel castello di Collalto eretta nel 1851, che nel 1927 poté   poi godere del progetto per la ricostruzione,  dell’architetto Rupolo.

Oggi la proprietà, che nelle sue terre produce i classici vini della zona da  me personalmente ritenuti i migliori,  è lieta di accogliere i visitatori, programmando visite guidate all’interno delle mura e a parte del castello. I trevisani che non ci sono mai stati non possono rinunciare a una visita, andar a conoscere una parte importante della nostra storia!   

La proprietaria, principessa Isabella di Collalto de Croÿ, avveduta imprenditrice, e presidente dell’Associazione Ville Venete

Paolo Pilla