Situata sulle Prealpi, nella parte settentrionale della Marca Trevigiana, Follina è nel tratto finale della Valmareno a uguale distanza da Miane e da Cison di Valmarino. Fa parte a buon diritto, dei “borghi più belli d’Italia”. È Comune piccolo, ma dinamico, sotto l’aspetto turistico e culturale. È una conca ad appena 190 m sul livello del mare,

gode di un paesaggio di mezza montagna. È collina fertile, con buon’aria e fresca acqua, che vuol dire salubrità per i vigneti che la circondano.  Della sua acqua ebbe a scrivere Andrea Zanzotto: …“scorre acqua cruda di primavera”; e poi c’è il sito turistico del comune, in cui si legge “dove l’acqua si fa musica”.

Passeggiando tra i ponti di pietra di epoca romana, si può facilmente vedere che è così. È interessata dal fiume Soligo, che proprio qui devia verso sud, verso il Quartiere del Piave. Il fiume Follina, corto, inizia il suo corso qui vicino, alla sorgente di Santa Scolastica,

e conclude la sua corsa poco sotto, per divenire tributario del Soligo. Tutta acqua che va a implementare poi, quella del Piave. Fin dal tempo antico l’acqua del Follina ha svolto un importante ruolo. Correttamente incanalata, oltre che irrigare gli orti e i prati, permetteva l’azionamento delle ruote dei mulini.

Su quei freschi prati vivevano bene le greggi, ne conseguiva abbondante produzione  di lana. All’arrivo nel 1146 dei Cistercensi, la popolazione apprese la lavorazione della lana e della seta. Per far nascere feltri e tessuti di lana, questa doveva essere battuta. L’ulteriore follatura poi, rendeva il tessuto più compattato e impermeabile. Servivano quindi macchine a martelli, i magli appunto, numerosi, il cui movimento poteva essere generato dall’acqua. E non solo per la lana, la forza motrice dell’acqua serviva anche agli altri artigiani, che s’impegnavano nella crescita del paese.

Il riferimento alla musica scaturisce invece dall’essere in Follina quell’antica abbazia che i Benedettini fondarono sopra un complesso monastico esistente ancor prima dell’arrivo dei Cistercensi. Fu un lavoro molto impegnativo e lungo, ultimato nel 1268 proprio dai Cistercensi.

L’edificio, inserito in un contesto bucolico, è stato fin da allora fonte di spiritualità, immerso nella musica. Le orchestre nazionali ed estere, che in larga misura desiderano oggi suonare qui, devono prenotarsi tempo prima per poterlo fare in quella chiesa. Ecco che quell’atmosfera è pregna di sacralità legata alla musica, che ancora oggi contrassegna l’antico borgo. 

Se la dolcezza del paesaggio fatto di verdi colli, prati, viti, alberi da frutto, e di mulini, ha fatto sì che venisse dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, dagli abitanti sono emerse dinastie nobili, che hanno contribuito a rendere grande la Serenissima Repubblica di Venezia.

È molto probabile che il toponimo Follina tragga origine da “follone – follatura”, attività che porta a infeltrire  i tessuti di lana, sottoponendo trama e ordito a ripetuta pressione.

Tra le bellezze più importanti da vedere a Follina c’è l’Abbazia cistercense di Santa Maria, vera sorgente culturale del luogo.

È a croce latina, a tre navate, e cinque grandiose arcate. I portali lignei rappresentano i Santi fondatori, l’interno è di armonioso stile gotico-romanico con arcate a sesto acuto. Vi troviamo una statua in pietra del VII secolo raffigurante la Madonna del Sacro Calice fortunosamente rinvenuta dai monaci, poi un affresco di Madonna con Bambino e Santi opera di Francesco da Milano, un crocifisso ligneo di età barocca, altro singolare affresco effigiante San Tommaso d’Aquino con il trattato sul “Santissimo Sacramento” del XV sec. Stupendo il chiostro, che è poi il cuore dell’abbazia:

intorno ad esso ci sono gli ambienti praticati dai monaci: la sacrestia, il capitolo, la cucina, il refettorio. C’è poi il chiostrino (o casa dell’Abate), del XIII secolo.

La parte più antica del fabbricato è la torre campanaria, a pianta quadrata, di forma romanica.

C’è una particolarità in questa chiesa, che testimonia le grandi conoscenze possedute dai monaci. Nel giorno del Solstizio d’estate, all’apparire del sole sopra la montagna, il suo raggio attraversa un foro compreso in un piccolo rosone, e si allinea con il lato nord est della basilica. Quel che si verifica non è dovuto al caso, ma da calcoli opportunamente svolti, nella progettazione. Un fenomeno simile si trova a Treviso, alla chiesa di S. Nicolò, ma qui durante il solstizio d’inverno.

Vicino all’Abbazia,  in posizione sopraelevata, c’è la chiesetta di San Clemente del XII secolo, in stile tardo gotico semplice con due monofore a mezzaluna, una pala d’altare, e il campanile del ‘600.

E per finire, la Sorgente di Santa Scolastica a poco più di 100 metri dall’Abbazia, che fu essenziale per Follina, perché suo era il compito di fornire d’acqua il paese e le industrie. È acqua incontaminata, ci vive una moltitudine di gamberi d’acqua dolce. Si narra che durante la grave siccità la situazione era disastrosa. La popolazione pregò la Madonna, e l’acqua riprese a scaturire.

Nel Medioevo la zona era importante per i mercati, ma anche come transito di pellegrini.

Nel 1448, l’ordine cistercense fu abolito, la comunità di Follina fu soppressa per mancanza di monaci, l’abbazia ebbe un graduale    decadimento. Ai primi del ‘900, a seguito di restauri fu ripristinato il convento, ma fu solo dopo la prima guerra mondiale, che le riparazioni riportarono chiesa e monastero all’originale bellezza.

Paolo Pilla