“Immaginare l’universo con l’arte della pubblicità”

Si sono accesi i riflettori sulla mostra “Futurismo di carta”, nei locali del museo nazionale Collezione Salce ubicati al San Gaetano, esposizione che rimarrà aperta ai visitatori fino al 30 giugno.

È la seconda parte di una mostra molto particolare, che fa entrare l’arte nel mondo della pubblicità in quel momento storico, che per il resto sentiamo lontano secoli.

Sono da ammirare i colori, di questi manifesti: vivaci, e ben accostati. La Filosofia del futurismo, come tutte le altre correnti artistiche, discende dall’estetismo. Applicata alle cose semplici rappresentate, le eleva appunto esteticamente.

In questa rassegna viene evidenziata l’espressione artistica relativa al periodo precedente la seconda guerra mondiale, nel decennio 1930 – 1940, momento in cui è maggiore lo sviluppo del futurismo. Il futurismo è una corrente artistica appunto di quegli anni, che ha ispirato la pubblicità commerciale. Gli esecutori, veri e propri artisti, disegnavano in modo sbieco, per meglio attirare l’attenzione di chi osservava, ed effettivamente qualsiasi oggetto diventava illusoriamente più grande (vedi la torre, il coltello).

Era questo figlio del surrealismo, il movimento artistico e letterario che ha utilizzato la fantasia e l’immaginario onirico nella creazione di opere d’arte. In questa rassegna vien dato spazio all’aeronautica, allo sport, alle attività dell’uomo, nei riguardi della pubblicità.

Non è la prima volta che mi avvicino alla collezione Salce, devo dire che ogni volta trovo sempre maggiore interesse. Questa esposizione è coinvolgente.

Fortunato Depero, il rappresentante più conosciuto del futurismo, è l’artista che ha tradotto in arte quanto disegnava. Lui pensava che l’arte dell’avvenire sarebbe stata soprattutto pubblicitaria.

Ho potuto partecipare alla vernice, ho potuto godere delle spiegazioni di Elisabetta Pasqualin, la direttrice, che in modo competente mi ha introdotto ad una corretta comprensione.

I manifesti rispecchiano il momento storico, fanno anche intuire la meraviglia delle persone, all’epoca dedite per lo più all’agricoltura. Il sogno di volare, di guidare un’automobile, e comunque nella vita potersi dedicare allo sport. Tutte cose che il fascio metteva in evidenza, mostrando un’Italia all’avanguardia, e provocando un sano sentimento di orgoglio.

Questi manifesti io ebbi l’occasione di vederli accompagnato dal proprietario Nando Salce, nella sua casa, anche se al momento non è che mi interessassero. Ero giovane e da altro attratto.

Racconto questo perché ancora ricordo quando molto tempo fa lessi queste notizie, e provai una forte sensazione.

All’apice del filone del volo, il “Manifesto per l’esposizione aeronautica italiana”, del 1934, di Carla Albini, unica opera di artista femminile. Ma non c’era solo l’aereo, anche l’automobile era oggetto di entusiasmo, al tempo facile idea di competizione tra i due mezzi. E poi lo sport, molto sollecitato a quel tempo, in quanto salutare.

In quegli anni erano tanti i modelli a cui ispirarsi per sognare. Nel campo dell’aviazione, la gloria di Caproni pioniere, le imprese aviatorie di d’Annunzio, di Francesco Baracca, il viaggio Roma-Tokyo di Ferrarin, la trasvolata  Roma – Chicago – New York – Roma, di uno stormo di aerei guidati da Balbo: 70 piloti che vissero un’impresa epica. L’arrivo a Chicago fu trionfale, la squadriglia trovò ad accoglierli una formazione aerea americana disposta in modo da formare la parola “Italy”. Il sindaco di Chicago consegnò a Balbo la chiave della città in oro, un gruppo di pellerossa Sioux gli elargì gli onori, e gli impose il nome di “Aquila volante”. Se anche fosse oggi, ne godremmo un forte entusiasmo.

Nell’ammirare quella grafica pubblicitaria così ben disposta, mi son tornate alla mente, e ho pensato appunto, a cosa potevano provare in quel tempo le persone di normale cultura, nel sentirle.

Ringrazio da questa pagina la curatrice Elisabetta Pasqualin, per la sua capacità di farmi apprezzare la mostra ottenendo costante l’attenzione al suo colto dire. Grazie a Sergio Campagnolo, onnipresente in tutte le manifestazioni artistiche della regione, e non solo.              Paolo Pilla