Non è stavolta un prediale ad aver originato il toponimo. Anticamente si chiamava Bolpagus, dal significato di Terra Rossa. È infatti questo il colore del terreno del Montello, che subito si nota, legato al processo di orogenesi dell’arco alpino. Numerosi reperti testimoniano che il territorio era abitato agli albori della storia. Il Montello è forse il territorio più ricco di “castellieri”, gli altorilievi tipici dei Venetici. Tracce ancor maggiori si hanno poi dei Romani, visibili i sentieri tracciati nel modo della centuriazione.
Storica è la chiesa di Santa Maria Maddalena, di cui si ha segno già alla fine del secolo X,

per un attestato ufficiale di Ottone III di Sassonia, Imperatore del Sacro Romano Impero, che concesse il privilegio al Conte Rambaldo II di Collalto, già amministratore di quella terra in quanto feudatario; custodisce una croce del sec. XII, edicole, sculture, dipinti del ‘500 della certosa del Montello andata distrutta. Bella la balconata dei cantori del ‘700, adorna di sculture e decorazioni. Il campanile è una torre del ‘200, che faceva parte di un castello. Nel ‘300 Treviso passò sotto il governo della Serenissima, Volpago la seguì, agli abitanti fu negato lo sfruttamento del bosco che da allora fu strettamente riservato all’arsenale di Venezia.
Nel 1797 cadde la Repubblica per l’avvento di Napoleone, e Volpago seguì la sorte riservata al resto del Veneto, ed ebbe inizio un periodo di povertà.
Nell’Ottocento a Volpago ci fu una famiglia di rilievo, Gobbato, che creò ricchezza al paese dando impulso alla bachicoltura, allestendo una filanda, e dando poi il contributo alla Fiat, alla Lancia, alla Ferrari. Abile non fu solo il padre l’ing Ugo Gobbato che non permise ai nazisti di impadronirsi della casa automobilistica, ma anche il figlio, l’ing Pierugo Gobbato, che fu direttore generale della Lancia, poi della Ferrari. Ideò la “Lancia Stratos”, che portò il marchio alla grandezza. A tutt’oggi le vetture Lancia godono in zona di estrema considerazione, ogni anno l’Associazione “Amici della Storica Lancia Volpago”, nell’intento di divulgare il proprio amore per i veicoli del passato e mantenere vivi i valori della storia automobilistica, organizzano un Raduno Lancia in aprile, dedicato alla memoria dell’ing Ugo Gobbato, che Enzo Ferrari definì essere il suo maestro.
La Grande Guerra vide Volpago sul fronte del Piave, in prima linea a subire disastri. Si combatté la Battaglia del Solstizio (15-23 giugno 1918), con essa iniziò il ripiegamento delle truppe austro-ungariche, e l’armistizio. Altrettanti disastri avvennero durante il secondo conflitto. Come non bastasse nel 1930, tra le due guerre, Selva fu colpita da una tromba d’aria feroce che provocò morte e distruzione. Oggi la popolazione sta bene, conduce un buon tenore di vita, dedica ampi spazi alla cultura.
A sostenere il Comune sono tre frazioni: Santa Maria della Vittoria, Selva, Venegazzù. -La prima è di modeste dimensioni sulle pendici del Montello, di fronte al Piave, zona povera, carsica, solo una chiesa e poche case.
-Selva sorge invece ai piedi del versante meridionale, ha origini antiche: la vecchia chiesa distrutta dalla tromba d’aria era dell’VIII secolo, legata ai benedettini nonantolani. Nel ‘700, soppressa la congregazione, era compito della famiglia Querini Stampalia di nominare il parroco. La chiesa nuova è del ‘900, è di una ricchezza insolita per un modesto contado. Ci sono infatti rilevanti arredi: una Crocifissione del Tintoretto, una Madonna col Bambino di Paolo Veneziano, la pala d’altare di Vincenzo Guarana. E poi, si contano dieci ville, inserite nell’Istituto Regionale Ville Venete. Di queste, Villa Grollo voluta dalla famiglia Marcello, rimane però soltanto la barchessa.
-A Venegazzù c’è la Chiesa di Sant’Andrea del ‘700, voluta dal nobile Marcantonio Spineda, e la villa dello stesso, Villa Spineda Gasparini Loredan, imponente edificio tipico palladiano.

Bello, con pronao sovrastato da timpano e tre statue, le due ali ornate da lesene e monofore con edicola, imponente scalinata. Completano le barchesse, con arcate a tutto sesto e una cappella gentilizia a pianta circolare.
Di grande interesse a Volpago, la Barchessa Loredan: faceva parte di Villa Bressa, ed è preziosa testimone della storia rurale veneta. La ricca famiglia Bressa originaria di Brescia aveva acquistato un sontuoso palazzo in piazza Vittoria a Treviso, un’altra proprietà a Montebelluna, quella di Volpago era la villa di campagna. Il primo nucleo della villa risale al 1400, lo testimonia la presenza di un arco gotico. Andrea Navagero colto umanista, sovente assente per il suo incarico di ambasciatore della Serenissima, l’abitava nel ‘500, ma sempre ambiva il ritorno. Poi le vicissitudini. Da villa di campagna divenne abitazione dei mezzadri, adibita a ospedale militare austroungarico, poi a coltura dei bachi da seta, e nell’800 la rovina. La barchessa, divenuta stalla dei mezzadri, si salvò, ora è intenta a creare l’eleganza della vigna. Conserva infatti ancora oggi intatto tutto il suo fascino di edificio storico del ‘400, che splende circondato dai vigneti, il piano terra ospita la cantina che serve 32 ettari di vigna. Sono frequenti le rassegne culturali, con “Serate in Barchessa” curate dall’Associazione Selva Nostra.
Per quanto riguarda la cucina, a Volpago si possono assaporare cibo e vino schietti e di qualità, in ambiente del tutto naturale, e visitare opere d’arte. Paolo Pilla