Ricca di acque e con terreno fertile, il luogo si dimostrò ospitale per l’uomo giuntovi molto tempo fa nella preistoria, che non tardò a insediarsi.

Non si hanno molti reperti, ma il rinvenimento di alcune fibule bronzee, testimonia la presenza dell’uomo per lo meno all’epoca paleoveneta. Maggiore evidenza c’è sulla presenza dei Romani nel IX secolo, son venute infatti alla luce un’ara cilindrica, alcune sepolture, e anfore per il grano. Passate le invasioni barbariche, i monaci del monastero di San Teonisto di Casier eressero la chiesa di San Paolo; attorno si formò un nucleo abitato, il Vescovo di Treviso fece erigere un castello. Rimangono tuttavia scarne le notizie fino al XII secolo, quando attorno al castello del Vescovo i Romani eressero un “castrum”, e Breda divenne rilevante Feudo monastico. La sua posizione lungo il Piave la rendeva strategica, per il controllo che poteva avere sulla piana tutt’intorno. In seguito il castrum passò di mano: prima i Templari, poi i Cavalieri di San Giovanni dei Furlani di Venezia, che però non riuscirono ad averne cura. Sui ruderi del Castrum venne edificata la chiesa. In tempi più recenti Breda poté godere del buon governo della Serenissima, seguirono le vicissitudini comuni a tutto il Veneto dominato dai Francesi con Napoleone, poi dagli Austriaci, e nel 1866 entrò a far parte del Regno d’Italia.

La cittadina trae il nome dal longobardo BRAIDA, con il significato di “fondo”, inteso come proprietà terriera. Con Regio Decreto ottocentesco, all’originale toponimo Breda fu aggiunto “di Piave”, per l’importanza storica che il fiume ha avuto, in tutte le località rivierasche.

A rinforzo di Breda, c’è Pero, San Bartolomeo, e Saletto, comunità che in origine, facenti parte del Comune di Treviso, godettero di una certa autonomia seppur asservite alle varie signorie che si sono avvicendate: i da Romano, i da Camino, gli Scaligeri, i Carraresi.

– la frazione di Saletto (Sałet) perse una parte del territorio agli albori del secolo scorso, ceduto a Ponte di Piave. E però, la chiesa Santa Maria Immacolata ha origini medievali, documentate dal 1152. Più volte il paese subì la piena del Piave, ma il tempio conserva orgoglioso gli affreschi di Sebastiano Santi, un’antichissima acquasantiera, e una statua della scuola del Brustolon.

-A San Bartolomeo (San Bórtol), nota un tempo come Villa Nemoris c’era una grande foresta, sono  state rinvenute due tombe  di epoca preromana, ma anche qui le piene del Piave sono state devastanti. Han causato modifiche al corso del fiume, portando le località ora sulla riva destra, ora sulla sinistra.  La Chiesa di San Bartolomeo ha origini del XII secolo, fu consacrata a quel santo perché fu chiara la sua intercessione nella vittoria su Alberico da Romano del 1260. Rasa al suolo nel 1918 dai bombardamenti della prima guerra mondiale, l’attuale chiesa che era stata rivisitata nel Quattrocento e più volte rimaneggiata, ebbe ricostruzione di chiesa e campanile nel 1924, mantenendo le proporzioni e lo stile classico di quella antica, e fu benedetta da mons. Andrea Giacinto Longhin. Pochi gli arredi salvati, conserva una tela seicentesca con i Santi, altra con il Martirio di San Bartolomeo di Valentino Canever disegnato dal Beni. Bello è l’organo.

-Sorta nel XII secolo, Pero si formò con la costruzione della chiesa di San Giovanni, ricca di passato. Sono belli i suoi altari, si possono ammirare due tele di scuola veneta del XVII secolo, una raffigura l’Annunciazione l’altra la Sacra Famiglia, in sacrestia un quadro “Fuga in Egitto” opera di un maestro del ‘700; e ancora una Madonna col bambino in marmo risalente alla seconda metà del ‘600; una croce rinascimentale in argento dorato issata su un’asta usata nelle antiche processioni; una pala d’altare di Palma il Giovane che rappresenta la natività, e per finire il pregevole organo.

Alla fine del Trecento Treviso entrò a far parte della Serenissima, e la Marca tutta, conclusa la guerra di Cambrai, godette di un lungo periodo di tranquillità e benessere. Attorno a Breda i patrizi veneziani costruirono le loro ville, ce ne sono ben cinque attorno al centro abitato. Di particolare interesse sono Villa del Vesco fatta erigere nel ‘700 dalla famiglia Spineda de Cattaneis, feudataria nel veneziano, che possedeva a Treviso il palazzo attuale sede della fondazione Cassamarca. Tipica villa veneta, ricca di pitture e decorazioni, vanta il ciclo di affreschi di Bernardino Bison. Il territorio, nella cosiddetta fascia dei fontanili, è servito solo marginalmente da acquedotto, ma di questo non c’è sofferenza. Bastano due badilate (si fa per dire), e l’acqua la si trova. Soprattutto bella, molto buona, è un piacere berla fresca e dissetante. È frutto di quelle risorgive che alimentano le ricche fontane nelle campagne originate dal Piave. Talvolta mi capitava di andare a Pero da amici, sempre sono stato attratto dal bermene un bel bicchierone di quella buona acqua. Tante sono anche le fontane pubbliche servite da pozzi artesiani, costantemente controllate, e sempre buone. Oltre che dal Piave il territorio è bagnato da Piavesella, Grespolo, Mignagola, dai rii Fossalon, Bagnon e Fosso della Vacca, oltre che da Musestre, Vallio, Pero, Meolo e Meoletto, che qui nascono. Beh che dire, la si può proprio definire terra d’acque. Operavano qui molti molini, ce ne sono sei, vero esempio di archeologia industriale.