La mostra “Canova, gloria trevigiana” sarà prorogata sino al prossimo primo novembre, giornata in cui, nel 1757, Canova veniva alla luce a Possagno

La prima delle grandi mostre venete per il secondo Centenario della morte di Antonio Canova è stata apprezzata in pari misura da pubblico e critica. Un successo oggettivo ed evidente che ha convinto il Comune di Treviso e i Musei Civici a prorogare l’evento scegliendo come nuova data conclusiva il prossimo primo novembre a ricordare che Antonio Canova venne alla luce, proprio il primo novembre del 1757 a Possagno.
Per festeggiare il traguardo degli oltre 40mila visitatori la mostra resterà aperta nella sua totalità fino al 3 ottobre (il 25 settembre era la data inizialmente prevista per la chiusura) per dare la possibilità a molti altri visitatori di entrare nei nuovi ambienti del Museo Bailo che proprio con l’esposizione dedicata al grande scultore, resa possibile grazie a Soprintendenza, Consorzio del Prosecco DOC, Generali Valore Cultura e Arper, ha inaugurato a maggio i nuovi spazi.
Anche le scuole, dopo il periodo di chiusura estiva, potranno così ammirare la mostra per 10 giorni in più. Dal 4 ottobre al 1 novembre (nella data simbolica del compleanno di Canova) sarà possibile accedere alle sezioni dedicate a Treviso tra ‘700 e ‘800, ai capolavori Papafava con Apollo e Perseo, il Gladiatore e Creugante, e poi Venere che esce dal bagno, i bassorilievi, le incisioni, le foto di Fabio Zonta e la sezione Canova/Treviso.
I Musei Civici si preparano inoltre ad ospitare la grande mostra dedicata a genio del rinascimento trevigiano Paris Bordon, nel Museo di Santa Caterina. L’inaugurazione è in programma per il 15 settembre.

La mostra
Canova “nato trevigiano”, a Possagno appunto, è a Treviso che diventa un ‘mito’ ed è qui che avvenne la riscoperta critica della sua opera. Già a partire dalla leggenda del bambino prodigio che, in casa Falier ad Asolo, inventò su due piedi una scultura a forma di leone da un pezzo di burro per sopperire a una mancanza durante un banchetto, messa in circolo a Treviso nel 1803.
Da quella valorizzazione critica prende le mosse la mostra “Canova gloria trevigiana: dalla bellezza classica all’annuncio romantico”, a cura di Fabrizio Malachin, Giuseppe Pavanello e Nico Stringa, una esposizione che sembra completare una sorta di trilogia come quelle recenti di Napoli (che indagava il rapporto con l’antico) e Roma (la bellezza): Canova e la bellezza dell’antico quindi, ma anche Canova come straordinario contemporaneo annunciatore romantico. L’esposizione si svolge nello spazio Generali Valore Cultura, l’ala del museo Bailo restaurata e dedicata alle nuove iniziative artistiche del Comune di Treviso.
In mostra si è potuto eccezionalmente ricreare l’ambiente programmato da Canova in palazzo Papafava, dove il confronto Antico/Moderno è portato alla sua massima essenza: Apollo del Belvedere a confronto con il Perseo trionfante, e il Gladiatore Borghese, altra opera celeberrima, a confronto con il Creugante. È il ‘teorema perfetto’. Per la prima volta le opere vengono inoltre esposte sui loro basamenti originali restaurati per l’occasione.
Restando alle sculture eroiche, la mostra propone un inedito: il gesso del Cavallo preparatorio del famoso gruppo Il Teseo in lotta con il centauro di Vienna. Per il corpo del centauro Canova studiò un cavallo in fin di vita. Il calco viene esposto per la prima volta in una mostra.
La mostra entra poi in temi dove il sentimento la fa da padrone, e dove emerge la modernità romantica: le stele funeraria (in mostra quella Falier e Volpato), omaggio al defunto, ma soprattutto meditazioni sulla figura femminile afflitta, siamo nel campo delle Maddalene; i gruppi gentili e amorosi (Amore e Psiche in mostra): “sappi disegno, anatomia e dignità: senti la grazia: intendi e gusta la bellezza: commuoviti del tuo affetto”.
Inoltre, due spettacolari gessi originali dello scultore, patrimonio del Gruppo Generali, giunti nei giorni scorsi a Treviso dopo essere stati sottoposti ad una campagna di restauro. Si tratta di due opere di grandi dimensioni, che rappresentano due soggetti: il primo, realizzato dall’artista tra il 1787 e il 1790, raffigura “La morte di Priamo”; il secondo, datato al biennio immediatamente successivo, raffigura “La danza dei figli di Alcinoo”. Le due opere, conservate a Trieste, nella storica sede del Leone, sono esposte al pubblico in una mostra per la prima volta.
E ancora i ritratti, le incisioni, le celebrazioni canoviane, la fotografia: un percorso ricco di oltre di oltre 150 opere, sviluppato in 11 sezioni.
Nella galleria dell’800, ultima sezione della mostra, non mancano le sorprese. Che tipo amore corrispose tra Antonio Canova e Marianna Angeli Pascoli, bellissima contessa trevigiana? Di certo, un piccolo cammeo con il ritratto di lui si adagia sul seno di lei, nel busto scolpito da Luigi Zandomeneghi.
L’effige della nobildonna si potrà ammirare all’interno della galleria, allestita al Nuovo museo Bailo con progetto di Marco Rapposelli di Studiomas-Padova.
Il grande Scultore trevigiano sarà il protagonista della mostra ma non manca l’attenzione quindi al patrimonio civico. Non solo la galleria ma anche diverse opere inedite canoviane riemerse durante la preparazione della mostra, come un busto con il Ritratto di Antonio Canova di Antonio D’Este. E ancora, vere reliquie, il calco della mano e la maschera funeraria dell’artista. Un corpus di lettere inedite, e il grande libro con 86 incisioni canoviane donate dal fratello Giambattista Sartori Canova a Treviso nel 1837. E tanto altro.
Accanto, una sequenza di materiali canoviani che, raramente sono usciti dalle segrete stanze dei Civici Musei per essere mostrate. Tra essi, il prezioso bozzetto delle Tre Grazie, dove a ben guardare si potrebbero scoprire le impronte del maestro.
L’autore del busto dell’affascinante Marianna, immortala anche il Canova, in una erma in marmo e lettere bronzee di dedica. Poi ancora lo scultore in una delle versioni del celeberrimo Ritratto dal vivo del 1817- ‘18 dipinto da Thomas Lawrence. Dai depositi museali esce per la prima volta anche la ampia medaglistica canoviana.
Naturale prosecuzione della mostra è la Galleria dell’800, che accoglie opere di grande interesse (Hayez, Zandomeneghi, Appiani, Quarena), in un nuovo allestimento che valorizza il patrimonio civico, ma con una forte attenzione alle nuove tendenze e al multimediale, mai rinunciando alle fondamentali basi scientifiche.