Il Comitato: “Non solo un nome da difendere, ma un’identità da riconoscere”


Un appello forte per il futuro delle colline del Prosecco

Una presa di posizione chiara, per ribadire cosa significhi davvero Conegliano Valdobbiadene. Il Comitato Conegliano Valdobbiadene, attivo da poco più di un anno, ha deciso di mettere nero su bianco i propri valori e obiettivi, presentando un Manifesto per la tutela e la valorizzazione del territorio da cui nasce il celebre Prosecco Superiore DOCG.

Un documento che vuole essere un punto di riferimento per chi vive, lavora e comunica questa zona, e anche per chi la consuma. “Abbiamo scritto questo Manifesto – afferma Maurizio Favrel, coordinatore del Comitato – perché oggi è necessario tracciare un confine netto tra chi crede che il territorio sia solo uno sfondo e chi sa che è sostanza, storia, carattere. Non solo un nome da proteggere, ma un’identità da riconoscere”.

La voce del paesaggio

Le parole del Manifesto raccontano un territorio che si esprime attraverso la sua storia e il lavoro delle persone che lo abitano. Dai terrazzamenti inerbiti alle colline scolpite dal tempo, dai boschi ai corsi d’acqua, tutto in quest’area parla di cultura, fatica e legame con la terra.

“Qui è nata la prima Strada del Vino nel 1966, la prima Confraternita non religiosa nel 1946 e l’Istituto Enologico ‘Cerletti’, fondato nel 1876”, ricorda Stefano Pola, vice-coordinatore del Comitato. Un patrimonio unico, riconosciuto anche dall’UNESCO, ma oggi esposto al rischio di una comunicazione generica o scorretta.

Proteggere il nome, valorizzare la differenza

Il Manifesto chiede chiarezza e responsabilità: “Non possiamo accettare – continua Favrel – che si usino espressioni come ‘Le Colline del Prosecco’ per indicare un territorio che ha un nome preciso. Né possiamo tollerare che immagini e simboli di Conegliano Valdobbiadene vengano accostati ad altri prodotti, generando confusione nei consumatori”.

Il Comitato punta a definire un solo nome chiaro per identificare il prodotto legato al territorio storico, promuovendo la collaborazione tra Consorzi e rafforzando la comunicazione delle singole identità. Tra gli impegni dichiarati anche quello di vigilare sull’uso corretto della Denominazione, segnalando eventuali abusi.

Educazione e ricerca: un’eredità da trasmettere

Oltre alla tutela del nome, c’è anche la volontà di guardare avanti: il Comitato vuole sostenere studi e progetti con l’Istituto Cerletti e con il polo universitario di Conegliano, per approfondire gli aspetti geologici, agronomici e culturali dell’area. L’obiettivo è chiaro: formare nuove generazioni consapevoli e preparate, capaci di portare avanti un patrimonio che è anche una responsabilità.

“Per qualcuno sembreranno le solite frasi sulla tutela del territorio”, commenta Francesco Drusian, vice-coordinatore. “Ma se siamo qui a ribadirle è perché ancora oggi c’è chi dimentica che la priorità va alla Denominazione, non agli interessi personali o a logiche di comodo”.

E proprio per evitare che quel patrimonio venga sminuito o banalizzato, Favrel conclude: “Ci auguriamo che questo Manifesto diventi una traccia chiara, da cui non si potrà prescindere per il futuro della Denominazione”.


In sintesi

Il Manifesto del Comitato Conegliano Valdobbiadene è un invito a fermarsi, riflettere e scegliere di proteggere un’identità costruita nel tempo. Un messaggio diretto non solo agli addetti ai lavori, ma a chiunque abbia a cuore queste colline e ciò che rappresentano: non solo paesaggio, ma cultura, storia, radici.